LADISPOLI - Davide Vannicola sarà ascoltato dalla Procura di Civitavecchia come persona informata sui fatti. Vannicola nei giorni scorsi ha rilasciato a Giulio Golia delle rivelazioni shock sull’omicidio di Marco Vannini, il ragazzo di 20 anni morto per un colpo di pistola a casa della sua fidanzata Martina Ciontoli. E ora non è escluso che la magistratura voglia vederci chiaro.
Ma quella di Davide Vannicola non è l’unica testimonianza raccolta da Giulio Golia sul caso. Dopo quella a Maria Cristina, la vicina di casa che ha messo in dubbio la presenza in casa all’atto dello sparo, del capofamiglia, Antonio Ciontoli, ora ne spunta un’altra. Si tratta di due donne di Ladispoli. Le due hanno raccontato a Golia di una conversazione avvenuta sul treno a proposito dell’omicidio del ragazzo. Una ragazza, sui 30 anni, avrebbe raccontato che quella sera in casa Maria Pezzillo e Antonio Ciontoli non fossero presenti a casa perché ospiti di una coppia di amici. O almeno, le due precisano, che sia la Pezzillo che Ciontoli avessero ricevuto un invito per una cena a casa di amici.
Intanto ad intervenire sulla vicenda di Vannicola e delle sue dichiarazioni è anche l'opinionista di Quarto Grado, Carmelo Abbate. Per Abbate “le dichiarazioni di Vannicola sono una patacca, nel senso che non valgono nulla”.
“La mia è una valutazione oggettiva, non soggettiva. Restiamo nel merito delle sue dichiarazioni. Quello che lui dice – spiega Abbate – non è riscontrabile”. “Perché al tempo furono presi i dati sul traffico di cella, furono scaricati i tabulati, e non risultarono telefonate partite da casa Ciontoli, anche da utenze non identificate, in orario diverso rispetto a quello conosciuto”. “Vannicola verrà sentito dai magistrati, forse sarà aperta una nuova inchiesta, che non porterà a nulla, almeno per i Vannini”.
“Intanto, le parole di questo testimone che prima parla con la tv poi con gli inquirenti, sconfessano di fatto tutto l’impianto accusatorio contro i Ciontoli, che a mio avviso rimane solido, tanto è vero che il pubblico ministero ha fatto ricorso in Cassazione con la richiesta di condanna per omicidio volontario per tutti”. “Il punto non è più chi ha sparato, ma cosa hanno fatto dopo, tutti insieme”. “Se come dice quest’uomo con la coscienza a scoppio ritardato, a sparare fosse stato Federico, questo vorrebbe dire che lui, la sorella, la fidanzata, il papà, avrebbero recitato una lunga e corale sceneggiata la notte in cui furono intercettati in caserma”. “Non ci credo, almeno fino a prova contraria”. “Ma che siano prove, non chiacchiere che riportano altre chiacchiere”. E Abbate punta i riflettori anche sulle nuove testimonianze raccolte da Giulio Golia e mandate in onda proprio ieri sera. “Come quelle di due donne in treno che tre anni dopo riferiscono le parole di una vicina di posto”. “Una cosa è certa, nel frattempo: le affermazioni di Vannicola portano acqua al mulino dei Ciontoli. Tutti colpevoli, nessun colpevole”.