CIVITAVECCHIA – Sembrava un passo verso la destagionalizzazione e il decoro urbano, ma le concessioni decennali per i chioschi su area pubblica rischiano di trasformarsi in un nuovo caso di contenzioso. Nei giorni scorsi il Comune, tramite tre determinazioni dirigenziali (n. 2499, 2500 e 2515), ha avviato l’annullamento o la revoca delle concessioni rilasciate appena un anno fa. Un colpo pesante per gli esercenti coinvolti, che ora si dicono delusi e pronti a fare ricorso al Tar.

Le decisioni, firmate dalla dirigente Sabrina Bodò, riguardano tre chioschi: quello in piazza Verdi (gestito da Elemar 2021 srls), quello sul lungomare Thaon de Revel (Er Fafone srls) e quello in viale Garibaldi (Super Fafone). Ma non tutte le revoche sono uguali: i provvedimenti relativi a Er Fafone e Super Fafone riguardano solo la concessione invernale, lasciando attiva la porzione estiva. È infatti il parere negativo vincolante della Soprintendenza, secondo cui l’occupazione per l’intero anno trasformerebbe i chioschi in strutture permanenti, a violare i vincoli paesaggistici dell’area.

Diversa la situazione per il chiosco in piazza Verdi. In questo caso la revoca è completa (concessione estiva) e motivata da gravi inadempienze economiche: mancato pagamento del canone, occupazione abusiva dell’area e prosecuzione dell’attività nonostante l’archiviazione dell’istanza da parte del Suap. La Polizia Locale ha verbalizzato la violazione e l’amministrazione ha imposto la cessazione dell’attività e la liberazione dell’area entro dieci giorni.

Gli operatori, in particolare quelli colpiti dal parere della Soprintendenza, lamentano l’impossibilità di recuperare l’investimento, realizzato proprio in funzione della doppia stagione: un’idea promossa dallo stesso Comune per valorizzare l’occupazione annuale e migliorare gli standard. Ora, però, si trovano con un’attività dimezzata e una concessione “a metà”. A peggiorare la situazione è il fatto che non sono previste soluzioni transitorie o alternative. Nei tre atti, infatti, si ordina la cessazione immediata delle occupazioni illegittime, senza indicare possibili margini per una regolarizzazione o una modifica dei progetti. L’unica strada aperta resta quella del ricorso al Tar entro 60 giorni, o al Presidente della Repubblica entro 120.

Intanto l’assessore al Commercio Vincenzo D’Antò, secondo quanto riferito dagli stessi commercianti, sarebbe al lavoro per tentare una mediazione, ma il tempo stringe. L’estate è alle porte, e la sensazione è che la partita – giuridica e politica – sia appena iniziata.

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