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L’ordine dei geologi è guidato da poche settimane da Roberto Troncarelli, viterbese, eletto per il mandato del periodo 2025-2030. Troncarelli è anche un importante imprenditore essendo alla guida della Geovit Srl da tre decenni.
Presidente si aspettava la sua nomina alla guida dei geologi italiani?
«Io sono un professionista di lunga esperienza, da 35 anni faccio quest’attività, di cui almeno 20 anni passati al servizio della categoria dei geologi, prima come consigliere e 12 anni come presidente dell’ordine dei geologi del Lazio e consigliere nazionale uscente. Questa nomina era inattesa nelle modalità ma poteva fare parte di una previsione per i rapporti che ho intessuto con la base».
Quali saranno le priorità del suo mandato?
«Le grandi mission sono due: proporre un rilancio della figura del geologo in una zona dalle grandi criticità come il Lazio che parta da un’interlocuzione con i ministeri sia della ricerca scientifica, con i programmi universitari, sia per la carenza di nuove iscrizioni che dipende dal ruolo marginale cui l’insegnamento delle scienze della terra è stato relegato alle scuole superiori. Serve lavorare con i dirigenti scolastici e prima con i ministeri per cercare di riportare l’insegnamento delle scienze della terra all’ultimo anno dei licei, nell’imminenza, per i ragazzi, della scelta del percorso post liceale e universitario per cercare di dare nuova linfa e merito a una facoltà che, a livello italiano, insieme a molte altre scientifiche, sta soffrendo di calo di numeri a beneficio di altre più nuove e moderne. Queste ultime hanno pesanti ricadute sul ruolo sociale di certe professioni tra cui la nostra che è una delle più importanti per la tutela del territorio e la salvaguardia dei cittadini e della comunità».
Quali sono i rischi maggiori per la geomorfologia della Tuscia e come lavorerete per la prevenzione?
«Per quanto riguarda le criticità che, dal punto di vista geologico, attengono al nostro territorio, il Viterbese e la Maremma sono zone relativamente più fortunate di altre. Questo non significa che siano esenti da rischi, che sono connaturati nella morfologia del territorio: le colline e i Monti Cimini fanno sì che fenomeni gravitativi, in concomitanza con afflussi meteorici eccezionali, possono portare a rischi sempre presenti. Ricorderete il grave episodio a Canepina che portò a due decessi e centinaia di migliaia di euro di danni. Il primo rischio è quello legato alle frane, che attengono a tutta la fascia che si affaccia sulla valle del Tevere, la parte orientale della provincia, tra i Comuni di Castiglione in Teverina, Civitella d’Agliano, Celleno, Grotte Santo Stefano, Orte, Bassano in Teverina e Civita Castellana. Tutti questi comuni che bordano la valle del Tevere con pilastroni tufacei, provenienti da attività vulcanica, sono esposti al rischio di franosità che è importante e va controllato. La seconda grande classe di rischio riguarda la parte opposta della provincia, quella occidentale, la fascia costiera, che risente di rischi di alluvionaliità: una manutenzione non efficace e non uniforme sui fiumi Fiora, Marta e Mignone, fa sì che il rischio di alluvione sugli assi dei collettori idraulici superficiali sia ancora un fatto non risolto. Serve una programmazione sul lungo periodo».
Negli ultimi anni qual è stato il vostro lavoro, come ordine dei geologi, con le istituzioni locali, per le emergenze geologiche?
«In tal senso i rapporti con le istituzioni locali sono stati intensificati sia nei miei 12 anni di presidenza dell’ordine dei geologi del Lazio soprattutto con la Provincia, l’ente che è deputato alla manutenzione del territorio, con i primi assessorati all’ambiente già a partire dal 2010. Per affrontare in maniera efficace le tematiche in gioco c’è bisogno di grandi trasferimenti di fondi che devono necessariamente avvenire dagli organi centrali ed essenzialmente dal ministero dell’Ambiente, che si occupa di tematiche attinenti alla messa in sicurezza del territorio. Quello che auspichiamo è che, a livello centrale, l’interlocuzione non avvenga più con gli enti locali ma con gli organi di governo centrali del territorio, in particolare il ministero dell’Ambiente, con una serie d’investimenti importanti soprattutto per la prevenzione partendo dall’informazione alla comunità, una corretta informazione di tutte le iniziative che vengono poste in campo per la riduzione di questi rischi perché un’opzione zero non esiste. È un’azione virtuosa che qualsiasi politico non potrà e non dovrà trascurare. In questo senso io, che mi insedierò i primi di ottobre, mi metterò a totale disposizione delle istituzioni sia locali da viterbese che centrali da presidente, con il consiglio nazionale, per la risoluzione delle criticità che, di volta in volta, si presenteranno».