CIVITAVECCHIA – «Sono un soldato e per tale sarò valoroso, non avrò altro che a portare alto il nome della Patria». 

Sono parole scritte a matita su un vecchio taccuino, ingiallito dal tempo. Appartenevano al nonno di Salvatore Crocicchia, un soldato della Seconda Guerra Mondiale che annotava, tra una marcia e l’altra, pensieri e speranze.

Quelle righe, semplici e solenni, hanno attraversato le generazioni fino a diventare un’eredità morale per il nipote, oggi Graduato Aiutante in servizio presso l’11° Reggimento Trasmissioni dell’Esercito Italiano, a Civitavecchia. In quelle pagine consunte c’è il seme di una vocazione. «Quando lessi quel diario – racconta Crocicchia – capii che volevo servire il Paese come aveva fatto mio nonno. con gli strumenti della mia epoca: le comunicazioni, il cuore tecnologico di ogni operazione moderna».

E così, dietro il bagliore di un terminale satellitare, tra codici e frequenze, continua a battere la stessa passione di chi, ottant’anni fa, difendeva la Patria con il coraggio e la fede dei nostri avi. Le Trasmissioni sono oggi il sistema nervoso dell’Esercito: collegano uomini e mezzi, assicurano che la voce dei Comandanti arrivi ovunque, anche dove la distanza e le difficoltà sembrano isolare. Crocicchia ha portato la sua competenza in molti contesti, in Italia e all’estero.

Tra le esperienze più intense ricorda il sisma in Emilia-Romagna del 2012, quando i trasmettitori militari resero possibile il coordinamento dei soccorsi installando, in poche ore, una rete dati tra la sala operativa locale e gli organi centrali.

«Fu in quel momento che capii cosa significa davvero la parola “servizio” – dice – esserci, dove serve, con ciò che si sa fare meglio».

In occasione del 4 novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, la sua storia diventa simbolo di quel filo invisibile che lega passato e presente. Un filo fatto di dovere, disciplina, amore per il Paese, ma anche di evoluzione e di sguardo verso il futuro. Oggi l’Esercito cambia, si trasforma, si proietta nello spazio cibernetico e nelle sfide globali, ma resta fedele agli stessi valori che animavano i soldati di un tempo. Valori che fanno della Difesa una forza che unisce. I valori non si misurano in parole d’ordine, ma nel silenzio operoso di chi, come Salvatore Crocicchia, continua a trasmettere, attraverso le onde e il tempo, un messaggio eterno: «Essere militari significa esserci sempre, dove serve, con competenza e con cuore».