CIVITAVECCHIA – Si riaccende la polemica intorno al progetto di riqualificazione del mercato di piazza Regina Margherita, finanziato con i fondi del Pnrr. Il piano, presentato oltre due anni fa, non prevede la presenza di alberi. Una scelta che ha fatto insorgere il Comitato “Salviamo gli alberi”, secondo cui “si stanno condannando alla morte i testimoni silenziosi di un secolo di storia cittadina”.

Attualmente nella piazza si trovano 16 alberi: 15 lecci e un olmo. Secondo una prima perizia, otto lecci erano classificati in categoria D, cioè ad alto rischio di cedimento e da sostituire, mentre gli altri sette e l’olmo risultavano in categoria C/D, con propensione al cedimento elevato ma recuperabili con interventi di messa in sicurezza. Una seconda valutazione, condotta l’anno scorso dall’Università della Tuscia, ha aggravato il quadro: dodici lecci sono stati inseriti in categoria D, uno in C/D e solo tre — insieme all’olmo — in categoria C, considerata di rischio moderato ma in peggioramento.

Per questi ultimi, i tecnici hanno suggerito “interventi urgenti di potatura di alleggerimento, non capitozzature, e azioni di consolidamento entro un anno”. L’olmo, situato davanti alla Compagnia Portuale, è ritenuto “meritevole di cure e attenzioni particolari”.

Il Comune, alla luce delle perizie, prevede di abbattere i dodici lecci giudicati pericolanti, di lasciare al suo posto l’olmo e di spostare i tre lecci ritenuti salvabili al centro della piazza, in sostituzione della fontana prevista dal progetto. Un’operazione che, secondo gli esperti, «ha al massimo il 30% di possibilità di successo», dato il grande apparato radicale e le condizioni non ottimali delle piante. È prevista anche la piantumazione di nuovi alberi, ma spiegano dal Comitato «non si sa ancora come né dove».

«Gli alberi del mercato hanno circa un secolo di vita – denunciano gli attivisti – sono sopravvissuti ai bombardamenti, a decenni di incuria, alle potature sbagliate e all’abbandono. Eppure sono vivi, vivi! Non possono essere trattati come semplici elementi di arredo urbano da spostare o eliminare a piacimento». Il Comitato insiste sul valore ecologico e simbolico del verde storico: «Gli alberi non sono un ornamento, ma parte integrante del nostro ecosistema. Catturano CO₂, producono ossigeno, purificano l’aria e abbassano le temperature estive. In altre città si smantellano le piazze per piantarli, qui invece si abbattono per colare cemento».

Particolarmente criticata anche la decisione di spostare uno dei lecci in categoria C, situato accanto all’olmo. «I due alberi - spiega il Comitato - sono a pochi metri di distanza e probabilmente condividono le radici. Muovere il leccio potrebbe compromettere anche l’unico esemplare risparmiato». «Un progetto davvero ecocompatibile - concludono – avrebbe dovuto mettere la salvaguardia degli alberi al centro, non ignorarla. Se sono pericolosi si curano, se muoiono si sostituiscono, ma si lasciano dove sono. Invece si tenta un’operazione costosa e disperata solo per dare l’impressione di sensibilità ambientale». Per “Salviamo gli alberi”, l’intervento approvato rappresenta «l’ennesimo segno di una città che continua a distruggere le proprie radici, nel senso più profondo del termine». E il monito finale suona come un atto d’accusa: «Tutto ciò che abbiamo perso con la guerra, rovinato con l’incuria e dimenticato con l’oblio, non ci ha insegnato nulla. E adesso stiamo perdendo anche gli alberi che raccontano la nostra storia».