Il primo semestre del 2023 ha visto nel territorio della Tuscia l’attivazione di 6.432 rapporti di lavoro a termine, 2.020 contratti a tempo indeterminato.

I contratti stagionali sono stati 1.615, gli intermittenti 1.210, quelli in somministrazione 369, mentre i contratti di apprendistato hanno raggiunto le 908 unità.

Il tutto tradotto in percentuale significa che solo il 23,3% dei rapporti di lavoro attivati è regolato da forme contrattuali stabili, mentre il 76,7% ricade tra i contratti atipici.

Sono i numeri del dossier che la Uil del Lazio e l’istituto di ricerca Eures hanno realizzato per monitorare l’occupazione e la qualità del lavoro nella nostra regione.

«Si accentua il ricorso a forme contrattuali che aumentano la precarietà nel mondo del lavoro – dice Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo – e così, sebbene il saldo tra contratti attivati e cessati sia positivo attestandosi a 3.710 unità, la qualità del lavoro diminuisce irrimediabilmente».

Elaborato su dati Inps che riguardano i lavoratori dipendenti del settore privato escluso quello agricolo, il dossier mostra come la nostra provincia occupi il quarto posto nel Lazio per attivazioni di rapporti di lavoro, pari a 12.554, in calo rispetto ai primi sei mesi dal 2022 quando erano stati 13.071.

Calo che trova risconto anche per quanto riguarda le cessazioni: 8.844 nei primi sei mesi del 2023 contro le 9.648 del primo semestre 2022. In tutto nel Lazio sono state quasi 500mila le attivazioni, e più di 400mila le cessazioni, con un saldo di 80mila contratti.

«Tornando al nostro territorio – aggiunge l’esponente sindacale - nella composizione percentuale delle varie tipologie contrattuali - con il 9,6% siamo primi nel Lazio per contratti intermittenti attivati in questo primo semestre e secondi, dopo Latina, per contratti stagionali posti in essere».

Confrontando i due semestri, il dossier della Uil ricava le percentuali delle attivazioni per tipologia contrattuale. Questa la fotografia: dai primi sei mesi del 2022 ai primi sei mesi del 2023 i contratti a tempo indeterminato sono scesi del 18,6%, quelli di apprendistato del 10,7%, quelli a termine del 2,5%, laddove i contratti stagionali sono cresciuti del 10,2%, quelli in somministrazione dell’1,7%, gli intermittenti del 5,6%.

«La flessibilità – conclude Turchetti – rischia di schiavizzare lavoratrici e lavoratori. La priorità per la Uil e per il segretario Bombardieri è abbattere il precariato e quel mondo composto da tante persone che vivono quotidianamente troppe disuguaglianze».