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Un fiume colorato di bandiere arcobaleno ha attraversato il centro storico per la seconda edizione del Tuscia pride. Qualche centinaio di persone ha affollato le vie del centro storico viterbese. Un tripudio di colori con tanto di slogan: il principale inneggia “orgoglio locale rumore globale”.
In prima fila con gli organizzatori la sindaca di Viterbo Chiara Frontini (anche se non per molto tempo) e gli assessori Alfonso Antoniozzi, Emanuele Aronne ed Elena Angiani.
Hanno concesso il patrocinio anche altri 23 Comuni della Tuscia, quasi la metà di quelli della provincia. In prima fila anche le esponenti del Pd Alessandra Troncarelli e Francesca Sanna. Tantissime anche le associazioni che hanno aderito alla manifestazione tra cui l’Arci, la Rete degli studenti Medi: eccezione che conta quella dell’Arcigay di Viterbo, assente per i dubbi sul finanziamento della kermesse, la mancanza di un chiaro manifesto con gli obiettivi e le rivendicazioni e, non per ultimo, il mancato coinvolgimento.
Il corteo si è mosso alle 15,30 da via delle Fortezze e ha attraversato il centro per arrivare in piazza Dante. Nei pressi di palazzo Gentili, c’è stata una contestazione verso la Provincia per la mancata adesione all’iniziativa.
A parte questo fatto tutto è filato liscio con le rappresentanze dei movimenti queer e trans, gente comune e tanta musica. In primis quelle dei Lady Gaga e Raffaella Carrà, paladine, negli anni, della libertà di espressione sessuale e di autodeterminazione di ciascuno.
La locandina del Tuscia pride 2025 è stata realizzata da Fabio Magnasciutti, illustratore di prima classe che ha già firmato brand e marchi, tra gli altri, per la trasmissione televisiva di Fabio Fazio ‘Che tempo che fa” e ‘Repubblica’. Ha aperto il corteo la drag queen Priscilla.
In piazza anche il pensiero che è volato a Gaza e alla Palestina assediata dall’esercito e dalle bombe israeliane: tanti gli slogan e le scritte pro-Palestina per l’immediato cessate il fuoco e la fine della morte di tantissimi bambini, donne, anziani e palestinesi in generale.
Un altro tema tocca dal Tuscia pride è stato quello dei referendum: tanti hanno invitato i viterbesi ad andare a votare per esercitare un proprio diritto-dovere inalienabile e per dire sì a quesiti come il diritto al lavoro con il reintegro dopo un ingiusto licenziamento e alla cittadinanza dopo 5 anni di residenza in Italia.
La sintesi di questo Tuscia pride è la volontà di tradurre eventi e buone volontà in fatti, dando un forte messaggio di coesione contro le violenze e le discriminazioni al mondo Lgtbt+.
Nella prossima edizione, forse, ci sarà la possibilità di ricucire il rapporto con l’Arcigay Viterbo e sfilare, nel 2026, anche con loro.