Il Carmine è salvo. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Viterbo contro il piano regionale di dimensionamento scolastico, annullando la deliberazione della giunta regionale che prevedeva, tra l’altro, la soppressione dell’istituto comprensivo.

Secondo il tribunale amministrativo la Regione “non ha dato alcuna motivazione alla soppressione dell’istituto, la cui autonomia era stata invece mantenuta dalla Conferenza provinciale di organizzazione della rete scolastica della provincia di Viterbo. Così che, il provvedimento regionale impugnato difetta di congrua motivazione”.

L’istituto del Carmine è da tempo riconosciuto come presidio educativo fondamentale in una zona di Viterbo caratterizzata da forte disagio sociale. La sua soppressione, intesa come perdita della personalità giuridica e dell’autonomia organizzativa, avrebbe comportato la frammentazione tra gli istituti Fantappiè, Egidi, Vanni e Canevari.

Il Tar sottolinea come la scelta della Regione sia stata basata su un mero criterio numerico. “La scelta della Regione di valorizzare un criterio di tipo numerico (non ravvisandosi altra motivazione nel corpo del provvedimento impugnato) - scrivono i giudici - si pone in spregio delle Linee guida dalla stessa Regione all’uopo adottate”.

«Il tribunale amministrativo - commenta la sindaca Frontini - dà ragione al Comune su tutta la linea. Come affermavamo nel nostro ricorso, con la soppressione dell’IC Carmine la giunta Rocca ha smentito gli stessi criteri che aveva dato nelle sue stesse linee guida, che noi invece avevamo seguito nell’indicare di voler mantenere l’istituto».

Per la sindaca la sentenza «è il risultato del lavoro svolto dal Comune in piena sintonia con la Provincia, ma anche del fondamentale apporto dell’assessore Rosanna Giliberto, del consigliere comunale delegato al contenzioso Luigi Gioiosi, dell’avvocata Paola Conticiani che ha rappresentato l’amministrazione comunale, dei consiglieri provinciali del Patto Civico Maria Rita De Alexandris ed Umberto Di Fusco. I giudici hanno dato ragione a chi, come noi, aveva segnalato che non esisteva alcun motivazione organizzativa né numerica per giustificare la soppressione».

Dal punto di vista politico la sindaca parla di «una vittoria su tutta la linea di chi difende con le unghie e con i denti il territorio – comune e provincia – e una sconfitta altrettanto evidente di chi svende invece il proprio territorio per le becere logiche di potere romano e di partito – regione e relativi rappresentanti di maggioranza del territorio.