CERVETERI - Sognava di girare per il mondo ma ha trovato la morte durante una lezione di volo. La tragedia il 25 maggio del 2020: il velivolo sul quale Daniele Papa viaggiava, il Diamond Aircraft DA20-C1, decolla dall’aeroporto di Roma Urbe e si inabissa sul Tevere. Si salva solo l’istruttore al suo fianco. Proprio ieri ha avuto inizio il processo che vede chiamato in causa come imputato proprio l’istruttore, Cito Gianandrea. La prima udienza si è tenuta nel tribunale di piazzale Clodio ed erano presenti naturalmente i genitori del giovane cerveterano deceduto a 23 anni. Davanti alla Corte i poliziotti che hanno svolto le indagini. C’è un’inchiesta parallela pubblicata in questi giorni e relativa all’Ansv (Agenzia nazionale per la sicurezza del volo) in riferimento agli incidenti aerei. È l’autorità investigativa per la sicurezza dell’aviazione civile dello Stato italiano sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Per i familiari di Papa è evidente l’errore umano ma ora saranno i giudici a stabilire se l’istruttore avrebbe potuto impedire l’incidente e andare a fondo sulla dinamica dello schianto. Era molto conosciuto Daniele e amato da tutti. Un abile sciatore, tifoso di calcio, diplomato come perito informatico a Civitavecchia nell’istituto tecnico Marconi. Si era persino inserito nel gruppo Subacqueo di Cerveteri. Con i volontari condivideva progetti come quando decise di raggiungere la barriera corallina del Queensland per nuotare tra squali e tartarughe. Intanto Mario Papa, il padre, prosegue il suo progetto “DanyBoy”, dopo aver acquistato un aeromobile Blackshape Prime girando il mondo e raccogliendo firme e dediche esclusive per Daniele.

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