LATERA - La sala conferenze di palazzo Farnese, messa a disposizione dal comune di Latera, gremita per il primo incontro promosso dal Biodistretto lago di Bolsena sul tema Mega-eolico, aree Fer e speculazioni sulle energie rinnovabili. Hanno partecipato un gran numero di rappresentanti di associazioni, amministrazioni e cittadini, tutti portatori di comuni preoccupazioni ed esperienze. Preoccupazioni ed esperienze condivise già in apertura, nel discorso di benvenuto e di inizio lavori speso dal sindaco Di Biagi.

«Ferma restando la necessità di una transizione energetica verso una produzione da fonti rinnovabili - spiega presidente Biodistretto Lago Di Bolsena, Gabriele Antoniella -, la discussione ha messo a fuoco le conseguenze negative che i mega-impianti hanno a livello paesaggistico e ambientale, con forti ripercussioni sulle economie e sulla qualità della vita delle persone che abitano i territori dove vengono situati».

Antoniella ha evidenziato l’importanza di studi puntuali che ne analizzino l’impatto cumulativo, il reale rapporto costo/opportunità, i rischi per l’intero contesto paesaggistico-culturale dei luoghi. «La mappatura dei mega-impianti è chiara - sostiene -: dal lago di Bolsena all’altopiano dell’Alfina la costellazione delle pale eoliche è impressionante, e le associazioni dell’orvietano confermano che il progetto Phobos, nei comuni di Castel Giorgio e Orvieto, farà da raccordo energetico a molti altri siti industriali di produzione di energie rinnovabili già pianificati. È lampante come, in quest’area di contiguità tra tre regioni, i confini amministrativi e regionali non possano adeguatamente rimpiazzare quelli ecologici e come, ora più che mai, la gestione debba essere condivisa tra le diverse amministrazioni regionali per rispondere adeguatamente a istanze e problematiche proprie di una scala territoriale interregionale». Le comunità locali devono essere coinvolte nei processi decisionali e negli iter autorizzativi, partendo dall’individuazione di siti idonei per nuovi impianti. «Le stesse comunità - prosegue - devono anche avere la possibilità di comparare le soluzioni progettuali proposte da compagnie private, spesso aliene al territorio, con soluzioni più opportune, accettabili e meglio dimensionate per le caratteristiche intrinseche del posto in cui abitano. Tra le alternative possibili si è a lungo parlato di comunità energetiche come soluzioni adatte a decentralizzare la produzione elettrica, azzerare l’impatto paesaggistico e ambientale, rendere autonome e compartecipi del mercato energetico le famiglie e le imprese. A questo proposito il Comune di Celleno ha portato la propria esperienza. Anche l’utilizzo di superfici già impermeabilizzate, costruzioni, capannoni, zone già asfaltate e ormai inutilizzabili, è sembrato a molti una strada percorribile, visto l’alto consumo di suolo recentemente registrato nella provincia di Viterbo». Sergio Caci, in rappresentanza della regione Lazio, ha ribadito il sostegno del presidente Francesco Rocca e la volontà della giunta regionale di porre un limite all’espansione dei mega-impianti, contribuendo alla tutela di uno degli ecosistemi più complessi nonché paesaggio tra i più belli d’Italia».