PHOTO
TARQUINIA - «Purtroppo è storia vecchia, si preferisce rincorrere miraggi piuttosto che affrontare le giuste, indispensabili priorità». Anche Alleanza Verdi sinistra, circolo di Tarquinia, si inserisce nel dibattito cittadino sul nuovo porto turistico a Tarquinia dopo il via libera al Piano da parte della Regione Lazio.
«Il nuovo miraggio da rincorrere è il porto turistico a Tarquinia come panacea assoluta dal potere taumaturgico per risollevare le sorti e rilanciare il turismo. Ma a noi hanno insegnato che il turismo in un territorio ricco di storia, di bellezze naturali, tradizione enogastronomica, si fa soprattutto con il rafforzamento di queste vocazioni, la loro difesa, lo sviluppo di queste peculiarità e un investimento importante sulla sua promozione - dicono da Avs - Tarquinia gode di un valore aggiunto che è il turismo balneare. Noi, invece di dedicarci al potenziamento degli elementi che sono il nostro patrimonio, indichiamo la strada sulle giuste priorità, come: un bel progetto di riqualificazione del lido; un programma di interventi di risanamento ambientale del fiume Marta per alzare la qualità delle acque del nostro mare destinate alla balneazione; l’incremento della ricettività e il miglioramento dell’accoglienza attraverso un percorso condiviso con gli operatori; la valorizzazione del patrimonio culturale - ci sono periodi in cui c’è da vergognarci ad andare all’Ara della regina per le condizioni pietose in cui versa – la destinazione di risorse alla valorizzazione e alla promozione delle eccellenze enogastronomiche del territorio. Non avendo idee né volontà, capiamo quanto possa essere impegnativo un lavoro con queste priorità, quindi che facciamo? C’inventiamo la soluzione o, meglio, la scorciatoia. Ma si! Dai! Facciamo, diciamo che facciamo un bel porto turistico, tanto non si farà mai, chi vuoi che venga ad investire a Tarquinia per un porto turistico, ammantiamolo di speranza, facciamo intendere che porterà una valanga di posti di lavoro e l’elisir è pronto. Tutti i sognatori speranzosi felici e contenti. Poi se durante la campagna elettorale abbiamo preso impegni per non consumare ulteriormente territorio, inutilmente e solo per rincorrere appetiti speculativi che importa, tanto chi ha mai realizzato un programma? L’inquinamento? Ma figurati. Ormai non si può fare più nulla, le cose cambiano è una realtà ineluttabile. Sì certo, avevamo detto un porto a misura di territorio per soddisfare una innegabile richiesta - a Tarquinia ci sono circa 400 diportisti- ma il piano dei porti regionale non ci dice che il porto turistico deve essere a misura di territorio bensì un volano per il rilancio turistico». «Certo, giusto, infatti - prosegue Avs - il piano dei porti regionale prevede 8 porti su tutta la costa del Lazio e di questi, due tra Tarquinia e Montalto che, insieme al porto di Traiano e a porto e Ercole e Porto Santo Stefano sommano 5 attracchi nel giro 45/50 miglia di navigazione. Crediamo sia un record assoluto. La sana competizione economica farà vincere il migliore non c’è dubbio, “ne resterà uno solo” parafrasando quel fantastico film “Highlander”. Vabbè. La Vas del piano porti regionali avverte che la collocazione del porto di Tarquinia insiste su un sistema molto delicato di correnti, implicazioni idrologiche e ambientali, per cui raccomanda un rigore necessario e particolare per la sua realizzazione? Si, ma queste cose le scrivono sempre, se vogliamo che gli investitori tirino fuori i soldi bisogna essere più elastici e non spaventarli. Beh, noi di Avs troviamo ridicolo tutto questo sproloquiare senza avere chiara un’idea di sviluppo e promozione turistica, senza attribuire un significato trasparente e comprensibile al concetto di difesa e valorizzazione del territorio. Senza un criterio credibile e affidabile sulla determinazione delle priorità. Vigileremo e senza sconti. Non per impedire la realizzazione di un porticciolo turistico a misura di territorio, destinato a piccole imbarcazioni da diporto, quelle che la gente può permettersi con un comunque significativo sacrificio. Ma per impedire che diventi l’ennesimo escamotage per investimenti speculativi che devastano il territorio e non portano beneficio a nessuno, tanto meno agli abitanti di questo paese, che consumano territorio, sostenuti da un velleitario quanto improbabile sviluppo turistico, ambizioso e spacciato come la panacea dei nostri mali, la soluzione taumaturgica per far splendere di luce il nostro paese, proprio come il ponte sullo stretto di Messina».
©RIPRODUZIONE RISERVATA