Sarebbe stato un detenuto del reparto di alta sicurezza del carcere di Viterbo ad autorizzare l’attentato esplosivo che il 30 giugno ha devastato l’ingresso di una palazzina Ater nel quartiere Primavalle, a Roma. L’inchiesta della procura di Roma e della procura per i minorenni ha portato all’esecuzione di undici misure cautelari nei confronti di 6 adulti e 5 minorenni, tutti romani, accusati a vario titolo di tortura, sequestro di persona, tentata estorsione, porto abusivo di esplosivo e danneggiamento aggravato. L’indagine, condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, ha fatto emergere l’esistenza di un gruppo criminale radicato tra Torrevecchia e Primavalle, responsabile non solo dell’attentato ma anche di violenze efferate legate a debiti di droga e motivi personali. Dalle ricostruzioni emerge che le vittime venivano prelevate dalle proprie abitazioni, bendate e condotte in un garage della zona Massimina, dove restavano legate per ore subendo pestaggi, minacce e persino ustioni provocate con acqua bollente