La Tuscia perde uno dei suoi artisti migliori. E non solo per l’indubbia grandezza delle sue opere, esposte in tutto il mondo. Alessio Paternesi era grande nell’animo, gentile, dai modi affabili ed estremamente educati, cortesi. Quando entrava in una stanza, complice anche una statura importante, alta ed elegante, incuteva un po’ di soggezione, ma durava il tempo di un istante, perché sapeva mettere a suo agio chiunque.

Nato il 28 ottobre del 1937 a Civita Castellana, Alessio Paternesi era un uomo d’altri tempi, al di là dell’accezione anagrafica: lo era per la squisita cortesia, l’umiltà e la naturalezza con cui sapeva confrontarsi con artisti del suo calibro e con persone comuni. Sì, con Paternesi se ne va un pezzo da novanta del panorama artistico e culturale italiano.

La carriera dell’artista di creta e di fango, come è stato definito, inizia all’età di 22 anni, quando partecipa all’ottava Quadriennale di Roma; poi, nel 1962, la sua prima personale, che lo proietta immediatamente sul mercato artistico italiano ed internazionale. Negli anni ’90, il ritorno nella terra natale, dove torna a dedicarsi alla scultura, con le grandi opere ed i monumenti pubblici realizzati negli ultimi anni di attività, e a cicli pittorici come “I giardini Incantati” ,”Dietro le quinte” , “I sospettosi Incanti”, “Indovina la Commedia”.

Tra le sue più recenti grandi mostre antologiche, quella al museo del Vittoriano, a Roma, e l’altra al palazzo dei Papi di Viterbo, in occasione del suo settantesimo compleanno. Tra le opere più conosciute, c’è sicuramente il “Monumento in ricordo della liberazione di Roma”, collocata nel 2006 in piazza Venezia, di fronte all’Altare della Patria. Tra le sculture, ricordiamo il monumento al facchino di Santa Rosa, in piazza della Repubblica, a Viterbo. Per le atmosfere estremamente intense e suggestive, le sue opere sono state paragonate da alcuni critici a quelle di Piero della Francesca.

Il maestro era stato ricoverato nella serata di giovedì all’ospedale Belcolle, dove si è poi spento alle 4 del mattino di ieri. Lascia la moglie Danka e la figlia Monica. Per volontà della famiglia, questa mattina dalle 8 alle 14,30, sarà allestita la camera ardente nella sala consiliare di Palazzo Gentili, sede della Provincia. Poi, alle 15,30, l’ultimo saluto al maestro nella chiesa di Sant’Angelo in Spatha, in piazza del Plebiscito.

Numerosi i messaggi di cordoglio, giunti in queste ore nelle redazioni dei giornali, da parte del mondo politico e imprenditoriale della provincia viterbese: nei box sottostanti riportiamo quelli della sindaca, Chiara Frontini, del presidente della Provincia, Alessandro Romoli, e del primo cittadino di Civita Castellana, Luca Giampieri.

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