Un toponimo identico crea una sorta di collegamento naturale tra la nostra città e la Colombia.

Un collegamento che potrebbe trasformarsi in gemellaggio tra due città, divise dall'oceano e da oltre 20 ore di volo, ma unite dallo stesso nome: Viterbo.

E l’incontro di domenica tra la sindaca Chiara Frontini e l'ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria della Colombia in Italia, Ligia Margarita Quessep Bitar, può costituire il primo passo su tale percorso.

«Viterbo protagonista di una nuova avventura di respiro internazionale» ha infatti dichiarato la prima cittadina.

Uno sguardo che spazia molto oltre le mura cittadine e nazionali è sempre stato uno dei leitmotiv ribadito da Chiara Frontini che, infatti, ha aggiunto: «Portare Viterbo nel mondo è un obiettivo strategico di questa amministrazione».

E domenica l’ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria della Colombia in Italia Ligia Margarita Quessep Bitar è stata ospite della nostra città per tessere relazioni tra i due Paesi.

In Colombia esiste infatti una città di nome Viterbo in onore del cardinale Francesco Ragonesi, nato a Bagnaia, e anche una città di nome Santa Rosa da Viterbo.

La nostra “gemella” colombiana ha poco meno di un terzo degli abitanti di Viterbo, quasi 12.500, e soltanto la consonante ’n’ differenzia il nome dei cittadini: loro sono viterbensi, noi viterbesi.

Ad accomunarci, oltre anche alla città che porta il nome della nostra Santa patrona, pure il fatto che la Viterbo dell'America meridionale è definita “il Paradiso di Caldas” (il distretto in cui è insediata ndr.) per i suoi paesaggi agricoli.

Sono quindi tante le connessioni che, come evidenziato dalla sindaca, «ci porteranno a creare scambi culturali, commerciali ed economici nei prossimi mesi».

A Palazzo dei Priori Chiara Frontini ha consegnato all’ambasciatrice un omaggio legato alla tradizione ceramica viterbese.

Nel suo tour in città l’ambasciatrice Quessep Bitar ha visitato le terme, il centro storico di Viterbo, il borgo di Roccalvecce.

Infine si è recata al santuario di Santa Rosa, proprio in concomitanza con il ritorno della statua lignea del XVIII secolo raffigurante la nostra piccola Santa al monastero, dopo l’opera di restauro realizzata grazie all’impegno dell’imprenditore Antonio Di Pietro.

Durante l’incontro con l’ambasciatrice colombiana, la sindaca Frontini ha tenuto a rimarcare che «aprire la città all’internazionalizzazione tanto da un punto di vista di relazioni economiche e commerciali che culturali e turistiche è imprescindibile per sviluppare il territorio».