«Il Comune di Viterbo decida se richiedere con altri 715 Comuni europei il riconoscimento della via Francigena come patrimonio mondiale dell’umanità o declassarla a circuito per il trasferimento di biomasse non meglio identificate a solo vantaggio di interessi privati e del finto green imposto dal Ue». Non usa mezze parole Tonino Monfeli, membro del Conca (Comitato nazionale di coordinamento e di azione per l’evoluzione agricola) per criticare i ritardi o il presunto totale disinteresse del Comune di Viterbo nel richiedere, d’intesa con tutti gli altri Comuni italiani ed europei che insistono sulla Via Francigena, il riconoscimento Unesco per questo percorso religioso e d’interesse storico-culturale. Questo permetterebbe, secondo il Conca, una barriera alle richieste incontrollate di nuove aree a fotovoltaico ed eolico e per insediamenti produttivi che tolgono terreno alle aziende agricole già sull’orlo della crisi irreversibile. «Così come avviene in tutta Italia – continua Monfeli - anche il Comune di Viterbo, senza coordinarsi con gli altri Comuni della provincia per decidere cosa fare della pioggia di autorizzazioni per l’installazione di megaimpianti di biogas e fotovoltaici, lascia che gli interessi privati di aziende a caccia di incentivi pubblici in tutta Italia, prevalga sulla logica ed il buon senso. Dopo aver approvato, nel Natale del 2023, un progetto senza senso ma appetitosamente finanziabile che prevede di trasformare derrate alimentari e foraggi in energia elettrica, grazie ad incentivi statali ed europei prelevati forzosamente dalle bollette di tutti i cittadini - prosegue il membro del Conca - i tecnici della Provincia di Viterbo, con il consenso dei tecnici del Comune, hanno approvato, dopo l’Epifania di quest’anno, una variante che quasi raddoppia la potenzialità di una centrale per la produzione di biometano». Monfeli ricorda la centrale di biometano che, secondo quanto previsto dal progetto, sarà alimentata “anche con fanghi derivanti dai processi di depurazione delle acque reflue urbane e materie derivate dai rifiuti organici».

Secondo Monfeli «le determine dirigenziali che hanno approvato il progetto della megacentrale a biomasse per la produzione di così detto biometano, da far sorgere tra caseifici e allevamenti di bovini da latte, non hanno fatto nulla per utilizzare percorsi logici a decine di automezzi pesanti che ogni giorno consentiranno alla centrale di alimentarsi. Accettando che dai 13 ai 18 mezzi pesanti da 30 tonnellate ognuno, senza nessun controllo, passino per un importante tratto della via Francigena che non potrà più essere valorizzata e che dovrà richiedere ai 20.000 pellegrini che la percorrono ogni anno di spostarsi su altre strade se davvero vogliono raggiungere Viterbo andando verso Roma o Montefiascone in direzione di Canterbury». E’ a rischio la stessa finalità della Via Francigena per Monfeli, avendo in cambio solamente «2-3 addetti per il funzionamento della centrale a biomasse e compensazioni ambientali senza nessuna etica». Contro la nuova centrale a biomasse e la diffusione incontrollata di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici, l’associazione europea delle Vie Francigene ha già scritto la sua contrarietà al presidente della Regione Lazio e alla sindaca di Viterbo, per ora inutilmente. «Per noi che ci battiamo per contrastare la rottamazione dell’agricoltura – conclude Monfeli - e la chiusura annuale di decine di migliaia di aziende agricole a gestione familiare in tutta Italia, è indispensabile allertare la popolazione del cambiamento forzato a cui stanno destinando i nostri territori. Da produttori di cibo, di cultura e di accoglienza rurale i territori vengono trasformati in insensate ed insalubri fabbriche di energia elettrica».