«Nella giornata del 3 gennaio c’è stato un incontro con i nostri legali che stiamo incaricando allo scopo del ricorso contro la localizzazione del Deposito nazionale di scorie nucleari nei siti ufficializzati da Sogin per la Tuscia».

A parlare è il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli che, dopo il no unanime dell’assemblea dei sindaci al Deposito del 29 dicembre scorso e la redazione di un documento condiviso con cui si dà mandato alla Provincia, in tutte le sedi competenti, di battersi per questo scopo mediante ricorso al Tar, è impegnato ad andare fino in fondo. «Stiamo lavorando ad un ricorso piuttosto incisivo – continua Romoli – e approfondito riassumendo tutti i contributi dei comitati, dei geologi e delle amministrazioni comunali, sulle tesi relative all’impossibilità di ospitare questo sito. Convocheremo il 12 gennaio l’assemblea dei sindaci per discutere le strategie del ricorso al Tar, per cui c’è tempo fino alla prima decade di febbraio, che vedrà la Provincia ente promotore e proponente e che darà la possibilità ai vari Comuni di utilizzare la forma ad adiuvandum come una metodologia che supporti e crei anche motivi aggiunti, nei mesi successivi, all’avvenuto deposito del ricorso».

Il 12 gennaio alle 11, infatti, ci sarà la prossima assemblea dei sindaci sul tema “Linee operative per l'attuazione della delibera Assemblea dei Sindaci n. 4 del 29/12/2023” inerente le azioni per dire no al Deposito. Quella del presidente della Provincia Alessandro Romoli è una strategia chiara: utilizzare tutte le forme che il diritto permettere per scongiurare il Deposito nazionale di scorie nucleati nella Tuscia. «Costruiremo un’impalcatura solida – dice ancora il presidente – che porti davanti al giudice questioni non solo di principio, come l’agricoltura o il turismo, comuni a molte province italiane, ma questioni di carattere tecnico ed operativo che impediscono la realizzazione del Deposito.

Tra queste motivazioni c’è un territorio sottoposto al dissesto idro-geologico, un invaso di quelle proporzioni vi dà l’idea che cosa potrebbe provocare. Poi ricordo il metanodotto della dorsale primaria nel sito che è stato individuato nel Comune di Vasanello e vicino Soriano nel Cimino: questo denota l’approssimazione con cui si è fatta la carta dei siti idonei.

Abbiamo sensibilizzato su tutto ciò Rotelli e Battistoni in Parlamento ed i consiglieri regionali Sabatini, Panunzi e Paterna, che hanno dato ampia disponibilità per quest’azione di resistenza del territorio».

Quindi un’altra carta da giocare: un’audizione alla Sogin.

«Siamo d’accordo nel chiedere un’audizione alla Sogin – conclude Romoli – con la speranza di essere ricevuti e di manifestare in quella sede tutte le criticità che i nostri tecnici faranno afferire. Bene ha fatto il presidente della Regione Lazio Rocca, settimane fa, ad auspicare che nessun Comune della Tuscia si proponga per ospitare il Deposito: la Provincia sta facendo da elemento coordinatore e di presidio territoriale sui Comuni ma chiediamo il contributo anche degli Enti sovraordinati cui chiediamo risposte chiare e precise».