CIVITAVECCHIA – A Civitavecchia lo Sportello del Lavoro ha ufficialmente cessato la propria attività. Per il servizio, avviato nel 2021 dalla precedente amministrazione comunale, è arrivata la chiusura definitiva a causa della (non) decisione dell’attuale maggioranza. Nel corso degli anni lo Sportello ha senz’altro portato una ricaduta positiva sul territorio, divenendo un riferimento per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ed i risultati stanno a confermarlo: nel periodo di attività centinaia di persone si sono rivolte allo Sportello e molte hanno trovato occupazione sia in aziende pubbliche che private. Hanno superato le 600 unità i partecipanti ai corsi di formazione gratuiti organizzati: dal Social Media Marketing all’HACCP, dal Business English alla sicurezza per i PUC, per un valore complessivo di oltre 47.000 euro ma a costo zero per il Comune. Ed è bene ricordarlo. Tra i partecipanti, numerosi i lavoratori e le lavoratrici che hanno potuto riqualificarsi professionalmente. Lo Sportello ha sempre operato in stretta sinergia con i Servizi Sociali, sopperendo alla mancanza del Centro per l’Impiego trasferito ormai da anni a Tarquinia (altra nota dolente per Civitavecchia) e offrendo ai cittadini una gamma di servizi gratuiti di orientamento, supporto alla ricerca attiva di lavoro e assistenza personalizzata.

Ma cosa sono, concretamente, gli Sportelli del Lavoro? Sono servizi di prossimità, nati per facilitare l’incontro tra cittadini e imprese, orientare chi cerca occupazione, favorire la formazione e accompagnare le persone in percorsi di inserimento lavorativo. A differenza dei Centri per l’Impiego, questi sportelli agiscono in modo più diretto e territoriale, spesso in collaborazione con società specializzate e realtà locali, così come accaduto in città. La chiusura ha scatenato reazioni forti e trasversali: da aree di tutti gli schieramenti politici, dal mondo sindacale e dall’opinione pubblica in genere. Si è affermato che “privare Civitavecchia di questa struttura significa togliere al territorio un presidio concreto di ascolto, accompagnamento e crescita per tante persone. Con l’auspico che l’amministrazione riconsideri la propria posizione, anche alla luce dei risultati ottenuti e del costo contenuto del servizio, pari a soli 11.000 euro l’anno”. Si è poi parlato di “uno schiaffo ai disoccupati e alla città”, e si è definita la decisione “inaccettabile e penalizzante per le categorie più deboli”. Oltre al piano politico, forse più duro, dove si è accusata l’amministrazione del sindaco Piendibene di “miope incompetenza per aver spento uno dei pochi strumenti di politiche attive presenti in città”.

Ma al di là delle tante prese di posizione su cui ogni lettore avrà la propria opinione, rimangono i numeri e resta il valore umano e sociale di un servizio che in questi anni ha rappresentato un punto di riferimento e un contatto tra cittadini, imprese e istituzioni. Anche su questo fronte il territorio attende risposte: chi raccoglierà il testimone dello Sportello del Lavoro e come sarà garantita la continuità di un servizio che, con risorse minime, ha prodotto per i cittadini risultati oggettivi, tangibili e riconosciuti da tutti?