CIVITAVECCHIA – “S.E. Calisse avrebbe asserito di essere stato invitato dal Duce a riferire sulle condizioni politiche-finanziarie-economiche del Comune di Civitavecchia e dei comuni confinanti, e di studiare l’eventuale territorio che dovrebbe costituire la Provincia di Civitavecchia. Alle considerazioni economiche-finanziarie proposte da S.E. Calisse, il Duce avrebbe data assicurazione che nessun contributo sarebbe per gravare sulla Provincia di nuova formazione, giacché a colmare l’eventuale sbilancio interverrebbe la sovvenzione dello Stato”.
Il mittente della lettera era l’avvocato Luigi Contardo esponente di spicco del fascismo civitavecchiese mentre il destinatario era Giuseppe Zampi, segretario federale del PNF di Viterbo.
La lettera è datata 12 giugno 1935, novanta anni fa.
Il Regio Decreto Legge del 2 gennaio 1927 sul riordinamento delle circoscrizioni provinciali, costituiva, fra le altre, le province di Frosinone, Rieti e Viterbo che andavano a distaccarsi dalla provincia di Roma. Erano soppresse tutte le sottoprefetture, compresa quella di Civitavecchia.
Pochi mesi dopo, il comune di Monte Romano entrava nella nuova provincia viterbese, seguito il 2 dicembre 1928 dai comuni di Montalto di Castro, Monterosi, Nepi, Oriolo Romano e Tarquinia.
Civitavecchia subiva così un grande smacco: mentre Viterbo era promossa capoluogo di provincia, la città portuale perdeva il suo circondario, diventando un semplice comune dell’hinterland romano.
I dirigenti civitavecchiesi provarono subito ad ottenere la tanto desiderata promozione amministrativa. Francesco Cinciari, nel suo ruolo di podestà, inviò al prefetto di Roma una dettagliata relazione “sui problemi interessanti lo sviluppo e l’avvenire di Civitavecchia”. La città aveva perso in pochi anni la Camera di Commercio e il Tribunale civile e penale e aveva dovuto assistere alla nascita della provincia di Viterbo. Per sanare quest’inferiorità nei confronti del capoluogo della Tuscia, Cinciari invocava l’autonomia provinciale della Città, proponendo come confini della nuova provincia a meridione Palo Laziale mentre a nord ipotizzava di annettere tutto l’Argentario ponendo come confine settentrionale il corso del fiume Albegna, più alcuni comuni affacciati sul Lago di Bracciano. A corredo di questa proposta, il podestà proponeva anche la creazione di una “Grande Civitavecchia” con l’annessione di Allumiere e Cerveteri al comune portuale!
In molti civitavecchiesi di quel tempo albergava la paura di essere annessi alla provincia viterbese.
Nella lettera del 12 giugno 1935, l’avvocato Contardo, che era favorevole alla proposta, scriveva:
“D’altra parte Civitavecchia, come avrai certamente notato, è una città piena di risorse, in continuo aumento di popolazione, che mal si adatterebbe a vedersi puramente e semplicemente aggregata alla Provincia di Viterbo, a meno che, con molto tatto e diplomazia, non si provvedesse a dimostrare che Civitavecchia nella Provincia di Viterbo meritasse di essere tenuta in quel conto e in quella considerazione che purtroppo Roma non ha mai dimostrato di riconoscerle”.
Contardo proseguiva che a tale progetto era favorevole anche Ettore Guglielmotti, altro esponente fascista, e che ne avrebbe parlato al senatore Calisse affinché lo esponesse al duce. Ma di concreto dai documenti consultati non si fece nulla. Solo nel dopoguerra furono presentate proposte di legge in tal senso, ricordiamo fra le ultime quella di Paolo Becchetti e l’altra di Mario Pepe.
Gli ambienti romani, sia quelli governativi che quelli dell’amministrazione capitolina, non nutrivano nessuna intenzione di perdere la portualità civitavecchiese, unico grande scalo del Lazio. Mussolini non si espresse né in termini favorevoli né contrari alla nuova provincia. Si favoleggia di un suo segno rosso a rifiuto della proposta ma non ci sono ad oggi prove materiali. Forse i maggiorenti civitavecchiesi, in primis Carlo Calisse, storico e principale esponente politico del territorio potevano impegnarsi maggiormente nel favorire il progetto ma nulla conclusero e Civitavecchia da quel gennaio 1927 che vide Viterbo promossa capoluogo di provincia, agogna da quasi cento anni la sua promozione amministrativa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA