CIVITAVECCHIA – Un ampio studio prospettico, condotto su 11 746 adulti in Bangladesh e seguito per circa vent’anni, mostra che ridurre l’esposizione individuale all’arsenico nell’acqua potabile comporta una diminuzione significativa della mortalità per malattie croniche. I livelli medi di arsenico urinario sono diminuiti da 283 a 132 µg/g creatinina grazie a interventi comunitari (nuovi pozzi, etichettatura dei pozzi contaminati, educazione sanitaria).

Ogni riduzione dell’esposizione pari a un IQR (197 µg/g creatinina) si associa a un calo del 22% della mortalità totale da malattie croniche, del 20% della mortalità oncologica e del 23% della mortalità cardiovascolare. Le analisi spline mostrano una relazione dose-risposta: più forte è la riduzione, più basso è il rischio di morte. Chi è passato da livelli alti a livelli bassi ha avuto una riduzione di circa il 50% della mortalità rispetto a chi è rimasto sempre altamente esposto.

Anche le analisi con propensity score confermano l’associazione, suggerendo che il beneficio non è spiegato da fattori socioeconomici. Se tutti avessero ottenuto una riduzione simile, fino a un terzo dei decessi cronici sarebbe stato prevenibile. I risultati indicano che interventi di mitigazione anche a esposizioni moderate portano a benefici sanitari sostanziali, rafforzando la necessità globale di ridurre l’arsenico nell’acqua potabile.

Wu F, van Geen A, Graziano J, et al. Arsenic Exposure Reduction and Chronic Disease Mortality. JAMA. Published online November 17, 2025. doi:10.1001/jama.2025.19161

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