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Un anno fa era l’alba di una nuova stagione. Marco Piendibene veniva incoronato sindaco con un mandato largo, sostenuto da un’amministrazione arcobaleno costruita su un equilibrio precario ma, almeno sulla carta, innovativo. Oggi, a dodici mesi esatti da quella vittoria, il cielo sopra Palazzo del Pincio è tutto fuorché sereno.
Le nubi si addensano, e non solo per i classici malumori estivi. Piendibene è già ai minimi della sua parabola, nel giudizio di una città che comincia a rumoreggiare, tra scelte contestate, inciampi comunicativi e una credibilità che scricchiola.
La lista delle criticità è lunga: dalla sbarra al parcheggio del tribunale, che ha fatto infuriare residenti e utenti, a una Marina inaugurata in pompa magna e già aggredita dalle prime mezze mareggiate, fino alle multe a raffica e ai commercianti che si sentono sotto attacco, più che ascoltati.
C’è poi la gestione a due pesi e due misure: chi, come la banda musicale cittadina, si vede “compensare” 160mila euro di canoni non pagati con qualche suonata e presenza agli eventi; e chi, come altri concessionari, si ritrova con titoli decaduti per un ritardo di pochi giorni nel versamento. Il risultato è un malcontento diffuso, trasversale, che va ben oltre l’opposizione.
E proprio l’opposizione, incalzante, viene ora silenziata da modifiche al regolamento del consiglio comunale, che sembrano pensate più per strozzare il dibattito che per favorire il confronto.
Ma il vero temporale potrebbe arrivare dall’interno della stessa maggioranza. Il segretario del Pd Enrico Luciani – lo stesso che ha fortemente voluto Piendibene candidato – da giugno ha rotto gli argini: ha parlato di questione morale, ha sollevato ombre sull’operazione Fiumaretta, un progetto da 35 milioni di euro pubblici finito nelle mani del fondo immobiliare, oggi pronto a partire anche con Italcementi.
Tra un mese, Luciani sarà con ogni probabilità costretto a cedere il testimone della segreteria dem a Patrizio Pacifico, delegato allo sport, attualmente alle prese con una guerra fredda tra le associazioni sportive, in particolare nell’ambiente della pallanuoto. Con uno Stadio del Nuoto che rischia di non riaprire, e con i conti che non tornano, non sarà una transizione facile.
Intanto Luciani continua a colpire. L’ultima sua uscita, apparentemente su un tema legato alla pace, rischia invece di riaccendere la guerra politica. La manifestazione “Dal porto alla Palestina”, organizzata dalla Compagnia Portuale, ha fatto notizia più per le assenze che per gli interventi: nessun rappresentante dell’amministrazione, solo “saluti istituzionali”, mentre in scaletta figuravano Pietro e Marietta Tidei.
Un’impostazione che non è piaciuta al “cerchio magico” piendibeniano. Non a caso, l’evento è stato rinviato e riproposto dai Giovani Democratici qualche giorno dopo, in versione epurata: senza i Tidei, ma con Luciani protagonista assoluto presso la sezione Berlinguer. Anche qui, nessun saluto dell’amministrazione.
La risposta istituzionale è arrivata subito: il 4 ottobre, sempre sul tema Palestina, sarà Piendibene in persona a salire sul palco di piazza Fratti, accanto all’ambasciatore palestinese, a Moni Ovadia e al presidente dell’Anpi nazionale. Evento organizzato – guarda caso – con regia politica Fabrizio Barbaranelli, che torna in campo per arginare Luciani.
E qui, il cerchio si chiude. Perché dietro il duello Luciani-Barbaranelli si intravede lo spettro di Pietro Tidei, che – fedele al motto “la politica non ha memoria” – ha riallacciato i rapporti con vecchi nemici (Luciani incluso) e persino con Roberto Serafini, altro avversario. Perché? Perché da quando Forza Italia – tramite D’Ottavio – è entrata nel recinto degli alleati di Piendibene (il sindaco ha ringraziato esplicitamente per il sostegno su Italcementi e sul fondo immobiliare), per Tidei la partita si è riaperta.
Un Pd spaccato, un sindaco isolato, un centrodestra confuso e incerto, un centrosinistra diviso in correnti e famiglie: gli ingredienti per un autunno infuocato ci sono tutti.
E questa volta, l’arcobaleno rischia davvero di sciogliersi prima ancora che finisca la tempesta.