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CIVITAVECCHIA – Negli ultimi mesi, la tensione attorno ai progetti per il dopo carbone presentati da Enel è aumentata, anche se i dettagli rimangono ancora vaghi. «Tuttavia, la prospettiva della chiusura della centrale di Torrevaldaliga Nord incombe su lavoratori e imprese, ponendoli di fronte a un bivio: accettare le condizioni imposte o rischiare di perdere tutto – tornano a denunciare da Usb – in questo clima di incertezza, molti non si accorgono del grave "scippo" che Civitavecchia sta subendo, mentre altri, pur consapevoli, preferiscono ignorare il problema. Fino a un anno fa, il futuro del territorio sembrava delineato: il Governo aveva previsto strumenti agevolativi, come il "Contratto di sviluppo" (art. 43 del Decreto Legge 112/2008), per attrarre investimenti privati, sotto la supervisione di MIMIT e Invitalia. Questo percorso era stato confermato dalle dichiarazioni del Ministro Giorgetti nel 2022 e, più recentemente, dal Ministro Urso nel 2023, con l'inserimento di Civitavecchia e Brindisi nel finanziamento per i Contratti di sviluppo della Legge Finanziaria 2023. Tutto questo era il frutto di anni di lotte sindacali, sostenuto da lavoratori e istituzioni locali, compreso l'impegno parlamentare dell'onorevole Battilocchio».
Ma poi, secondo Usb, è avvenuto il "furto": il Ministero ha cambiato rotta, scegliendo di ritirarsi dal progetto, limitando il suo ruolo a semplice facilitatore e lasciando l'intera gestione nelle mani di Enel. Questo ha portato alla scomparsa del "Contratto di sviluppo" e delle risorse pubbliche promesse, «cedendo il controllo ad Enel, che ora decide il futuro della città in base ai propri interessi – hanno aggiunto – i progetti proposti da Enel sono stati presentati senza un vero confronto pubblico, suscitando inevitabili critiche, soprattutto per il grave ritardo rispetto alla chiusura della centrale, un problema su cui tutti concordano. Come Usb abbiamo quindi chiesto di incontrare le imprese proponenti per approfondire i rispettivi progetti, finora riassunti in una misera slide. Ma è chiaro che si sta giocando su un terreno scelto da altri, a seguito di un inopinato disimpegno della parte pubblica che rischia di produrre seri danni alla città. In tal senso, crediamo sia quindi ora di chiamare in causa direttamente il Governo, affinché Civitavecchia ottenga un necessario strumento agevolativo: ovvero quel “Contratto di sviluppo” già in effetti accordato, che come succede in tante altre aree di crisi potrebbe ben attrarre ulteriori investimenti, anche in settori diversi. Il che farebbe una bella differenza».
Il tutto, secondo il sindacato, restituendo una dovuta centralità al “Comitato di Coordinamento”, «quale istituto atto a perseguire l’interesse generale e non a riportare decisioni assunte altrove, e sempre con un obiettivo che riteniamo minimale: ossia quello di non dismettere la centrale di Torrevaldaliga Nord – hanno concluso – finché i progetti per il dopo carbone non abbiano assunto vera concretezza, con tempi di attuazione certi e opportune garanzie occupazionali. Abbiamo il fondato timore che senza una simile correzione di rotta questa città sia destinata non solo a dividersi, bensì a perdere opportunità vitali per il suo futuro. Su questo, chiediamo pertanto all’Amministrazione Comunale di aprire un confronto con tutti gli attori del territorio, anche per capire se tutto va bene così o c’è invece chi come noi voglia riavere ciò che ci spetta. Ciò che era già nostro. Prima che lo “scippo” sia portato definitivamente a termine».