E’ stato presentato a palazzo Brugiotti il libro “Il Pastura. Un’antologia di restauri”, pubblicato dalla Fondazione Carivit di Viterbo: un libro semplice ma approfondito per far conoscere uno dei più importanti artisti viterbesi della storia, oltre che per tributargli i dovuti meriti. E non è un caso se il libro è stato pubblicato quest’anno: proprio nel 2023 ricorre infatti il 500esimo anniversario della morte del celebre pittore Perugino, al quale il viterbese Antonio del Massaro detto Pastura si è molto ispirato. Tanto che molte sono le opere sparse per l’Italia, realizzate dalle scuole del Perugino e del Pinturicchio, che vengono attribuite al pittore originario della città dei papi. «Il Pastura, attivo tra la fine del 400 e l’inizio del 500, ha lasciato nella Tuscia tracce molto importanti della sua arte – ha commentato alla presentazione Luigi Pasqualetti, presidente della Fondazione Carivit di Viterbo -. Abbiamo quindi sostenuto fortemente la pubblicazione di questo volume perché è nostra intenzione contribuire a far conoscere i nostri artisti e a divulgarne le loro opere. Per questo il libro è scritto con un linguaggio quasi da romanzo, perché non si rivolge solo agli addetti ai lavori ma anche a semplici appassionati e curiosi che vogliono saperne di più sulle opere del Pastura».

Il volume “Il Pastura. Un’antologia di restauri” è curato da Luisa Caporossi e Alessandra Acconci e ricostruisce l’arte del Pastura e le tracce da lui disseminate nella Tuscia e a Roma attraverso i dati e i risultati dei recenti interventi di restauro che sono stati fatti sulle sue opere. Tra queste, la cappella Vitelleschi nel duomo di Tarquinia, che rimane il suo principale capolavoro, e la cappella Ponziona di Santa Cecilia in Trastevere, a Roma. «Ringrazio la Fondazione Carivit per lo straordinario lavoro che svolge per valorizzare il territorio e per fare della Tuscia un posto ideale dove vivere e un’ideale meta turistica», ha commentato in conclusione il vicesindaco di Viterbo, Alfonso Antoniozzi, che ha aggiunto: «Con l’assessorato alla cultura del comune stiamo facendo partire anche noi un’operazione di restauro di una pala del 1547 che si trova nella chiesa di San Francesco alla Rocca. Si tratta di un’opera molto importante perché restituisce una visione della città a volo d’angelo dalla Palanzana. Questo intervento ci permetterà di scoprire com’era esattamente Viterbo nella metà del Cinquecento».