CIVITAVECCHIA – Successo pieno e meritato per la serata di domenica al “Forte! Festival”, che ha celebrato il talento senza tempo di Jim Croce, cantautore italoamericano scomparso tragicamente più di cinquant’anni fa ma mai dimenticato. L’evento, dal titolo “I Got a Name – Il mito di Jim Croce”, ha riempito la sede di piazza Saffi e ha visto un pubblico attento, partecipe, emozionato. Tantissimi anche coloro rimasti all’esterno, affascinati da un’atmosfera che ha saputo fondere racconto, musica e suggestione visiva. A raccontare il cuore della serata Aurora Garofolo, ideatrice e voce narrante dello spettacolo: «Siamo davvero soddisfatti per come è andata la serata - ha spiegato - e sorprendentemente tanti erano turisti: magari non comprendevano ogni passaggio della narrazione, ma conoscevano le canzoni e si sono lasciati coinvolgere con emozione». Garofolo ha voluto sottolineare anche l’unicità del progetto: «Jim Croce è un cantautore che in Italia abbiamo ricevuto per vie traverse, ma nei paesi anglosassoni è una figura di grande rilievo. Portarlo in scena con un format così completo – che unisce musica dal vivo, narrazione, immagini, e inserti teatrali – è stata una sfida, ma credo che il risultato sia stato all’altezza». Lo spettacolo si è presentato come un biopic teatrale, costruito su una solida base di ricerca. «Ho studiato a lungo la sua vita per ricostruirla in modo fedele – spiega ancora Garofolo – abbiamo usato diapositive d’epoca, clip audio con dichiarazioni interpretate da attori e, naturalmente, le sue canzoni. Il tutto con l’aggiunta di un QR code che permetteva al pubblico di accedere ai testi originali e alle traduzioni, per seguire al meglio il racconto e cogliere ogni sfumatura della sua poetica». Le sapienti chitarre di Alberto Burattini e Gianluca Bonamano hanno dato corpo e anima a brani immortali come Time in a Bottle, Bad, Bad Leroy Brown e I Got a Name, mentre la voce narrante ha accompagnato gli spettatori in un viaggio affettuoso e profondo nella breve ma intensa parabola artistica di Croce.

«L’idea è quella di riproporre lo spettacolo anche in contesti teatrali più strutturati – conclude Garofolo – credo ci sia spazio per continuare a far scoprire una figura che è stata una meteora, ma ha lasciato un segno fortissimo».

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