La XXXI edizione dei Giochi Olimpici fu assegnata per la seconda volta, dopo l’edizione di Città del Messico 1968, ad un paese latino-americano e per la prima volta ad uno stato sudamericano: il Brasile. L’assegnazione rientrò nel progetto di ampliare il panorama olimpico (e non solo) ai paesi emergenti, come cc.dd. BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Alla vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro si presentò, però, un fatto che suscitò aspre polemiche conclusosi con la decimazione della squadra russa.Emerse, tramite il rapporto McLaren dell’Agenzia Mondiale Anti Doping (WADA), che la Rusada (Agenzia Antidoping Russa) falsificò molti campioni di sangue e urine dal 2011 al 2015, avendo la complicità del FSB (ex KGB) e di una parte del governo presieduto da Vladimir Putin. Questo portò all’esclusione di ben 118 sportivi, soprattutto nel settore dell’atletica, dall’edizione olimpica brasiliana. La questione “doping di Stato” riaccese i fari su un fenomeno sempre in ascesa nonostante lo svilupparsi di politiche antidoping del CIO (come la nascita della WADA). Lo scandalo doping sicuramente rese ancora più debole la delegazione russa, facendola rimanere ai piedi del podio nel medagliere olimpico con poco meno della metà degli ori degli USA, vincitori della classifica per medaglie. All’Olimpiade di Rio parteciparono 208 CNO tra cui anche una delegazione di atleti indipendenti composta interamente da atleti del Kuwait, il cui CNO fu sospeso nell’ottobre del 2015 per interferenze politiche. Unica nella storia olimpica fu la sfilata della delegazione degli “Atleti Olimpici Rifugiati”, composta da sportivi provenienti da Sudan del Sud, Etiopia, Repubblica del Congo e Siria. Proprio una nuotatrice siriana, Yusra Mardini, rifugiata in Germania, fu l’emblema di Rio 2016. Nella traversata per scappare dalla madrepatria, fece l’ultimo tratto a nuoto trainando il gommone con il quale stava viaggiando con la famiglia, poiché stava imbarcando acqua a causa del sovraffollamento.Furono circa tre miliardi gli spettatori nel mondo collegati tramite smartphone, tablet e smart tv.
A cura di Damiano Lestingi
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