di DAVIDE TARTAGLIA



Un civitavecchiese sta alimentando il sogno azzurro  agli  Europei che si stanno svolgendo in Francia. Graziano Pellè, nato a San Cesareo (LE) il 15 luglio 1985, è figlio di quel Roberto Pellè che giocò una stagione nel Civitavecchia sotto la guida tecnica di Roberto Melchiorri.  In quello stesso anno, mentre  papà Roberto stava facendo il militare, conobbe la sua futura moglie Doriana Fabbri, madre di Graziano nonchè civitavecchiese doc. Abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche parola con alcuni parenti del centroavanti attualmente in  forza al Southampton, a testimonianza del forte legame che l’ariete azzurro ha mantenuto con la città di Civitavecchia. 

«Graziano è un ragazzo semplice e amichevole - dichiara il cugino Gianluca Giustizia - così come lo si vede sul campo da calcio. È una persona molto umile ed è tanto legato alla famiglia, anche ora che vive e gioca all’estero. Lui ha sempre avuto un ottimo rapporto con  Civitavecchia, fin da piccolo veniva  a trovarci ogni anno ad agosto con mia zia (la madre di Pellè, ndr) e anche oggi, appena ne ha l’opportunità viene a trovarci, come è successo la scorsa estate quando venne per i diciotto anni di mia sorella (sua cugina, ndr). Graziano - continua il cugino - era sempre con la palla ai piedi fin da quando era piccolo però gli piaceva anche la danza ma, a quanto pare, ha fatto la scelta giusta. La sua carriera - conclude il cugino -  è sbocciata in Olanda, quando alla corte di  Koeman fece in tre stagioni cinquanta gol, ma io lo iniziai a seguire fin dai tempi del Crotone quando ancora non era conosciuto. In Olanda erano tutti pazzi di lui, tanto che era nata la Pellè-mania, ovvero farsi i capelli con il ciuffo come lui». 

Affascina anche l’incrocio calcistico che lega papà Roberto a Civitavecchia. «Facevo il militare - spiega Pellè senior - al poligono di tiro a Furbara e ogni giorno facevo avanti e indietro per allenarmi, poi chiedevo i permessi per disputare le partite. Diciamo che l’esperienza in neroazzurro ha addolcito il mio anno di leva. Giocavo da centroavanti, proprio come Graziano. Ricordo l’esperienza civitavecchiese con grande affetto, lo stesso che nutro nei confronti del mitico mister Melchiorri, dei compagni, del presidente Fattori e del vice Rosati. Se c’è una cosa che invidio a mio figlio? La calma. Lui riesce sempre a concentrarsi prima delle partite e ad entrare in campo con la giusta carica».