CIVITAVECCHIA – «Un provvedimento incomprensibile. Un decreto che, invece di agevolare le operazioni portuali legate al settore dell’automotive, rischia addirittura di comprometterle mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro in tutta Italia».

Non usa mezzi termini l’Usb, anzi punta il dito e contesta il decreto che rischia di mettere in ginocchio un settore che si è ripreso recentemente dopo i danni causati dal Covid prima e dalla guerra poi. 

LA NOVITÀ Le nuove disposizioni in materia di circolazione di prova sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 14 febbraio scorso ed operative dal 29 febbraio. Oggi molte autorizzazioni delle targhe prova sono in scadenza e non possono più essere rinnovate secondo la la vecchia regola di una targa prova nominativa per ogni dipendente ma con la novità di una targa prova ogni cinque dipendenti. 

E questo riguarda anche le aziende che, come nel caso di quelle operative nei porti italiani, «esercitano attività di trasferimento su strada di veicoli non ancora immatricolati da o verso aree di stoccaggio e per tragitti non superiori a 100 chilometri. Il provvedimento in questione – hanno ribadito da Usb – prevede che non si possa più rilasciare una targa per ogni dipendente, ma solamente una ogni cinque». 

ASSITERMINAL E ANCIP Proprio in questi giorni il grido d’allarme è stato lanciato da Assiterminal ed Ancip, che hanno evidenziato i possibili rischi, gravi e concreti, per l’intero settore portuale. Il rallentamento dell’esecuzione delle operazioni portuali, con conseguente allungamento della durata delle attività di carico/scarico delle auto in polizza e riduzione dei livelli di produttività oggi garantiti dagli utenti del porto nel settore dell’automotive. L’aumento dei tempi di permanenza delle navi ro/ro nei porti nonché dei ritardi rispetto alle attuali tempistiche, con effetti negativi sulle – già limitate – capacità ricettive delle strutture portuali. L’intasamento delle aree operative portuali – già contingentate nella maggior parte degli scali italiani –, con aumento del rischio di incidenti e/o danni a persone e/o cose ivi operanti e/o presenti durante l’esecuzione delle attività portuali. La perdita delle occasioni di lavoro per le imprese portuali, che non potranno continuare a garantire gli stessi standard operativi e dovranno subire le iniziative dei caricatori/ricevitori delle auto in polizza, con effetti negativi sulla competitività delle stesse imprese portuali (e degli scali italiani in genere) nonché sui livelli occupazionali e sulle locali dinamiche sociali. 

In città è la Cilp, che si occupa della movimentazione delle auto in polizza, ad essere preoccupata per gli effetti del decreto, rilanciando il grido arrivato a livello nazionale ed auspicando possibili soluzioni che andrebbero ad esentare determinate realtà. 

L’ALLARME DI USB «In questo senso il grido d’allarme lanciato dal presidente della Cilp Enrico Luciani e dal segretario generale di Ancip Gaudenzio Parenti – hanno infatti aggiunto da Usb – è emblematico di una situazione complessa che merita immediate ed efficaci risposte da parte di tutti i soggetti istituzionali competenti. Il risultato di questo pastrocchio, con le targhe prova rilasciate col vecchio regime ormai in scadenza e quindi con meno lavoratori abilitati alla movimentazione dei veicoli, sarà inevitabilmente la congestione dei piazzali e soprattutto la crisi di molte imprese portuali. A livello locale poi, la drastica riduzione delle targhe a disposizione dei portuali, comprometterebbe drammaticamente l’attività della Cilp danneggiando uno dei pochi ambiti merceologici tutt’ora rilevanti nel porto di Civitavecchia e generando problemi occupazionali di fronte ai quali, come organizzazione sindacale, non saremo ovviamente disposti a tacere. Auspichiamo quindi che le parole già espresse da molti dei più autorevoli soggetti operativi nell’ambito della portualità italiana – hanno concluso dal sindacato – vengano ascoltate dagli uffici ministeriali competenti e che questa spiacevole situazione venga risolta immediatamente prima ancora di esplodere in tutta la sua drammaticità sociale».