CIVITAVECCHIA – “Il mare che verrà”. Di questo si è discusso ieri a Roma, nel corso dell’assemblea pubblica di Federagenti, la federazione italiana agenti raccomandatari e broker marittimi guidata da Alessandro Santi. L’obiettivo che ci si è posti è stato quello di “alzare il velo” sul futuro dei traffici marittimi nella ritrovata centralità mediterranea. Al centro dell’attenzione le principali direttrici di traffico di merci e di persone tra i Paesi del Mediterraneo. Con l’Italia che può e deve giocare un ruolo da protagonista, intercettando tutta una serie di contingenze positive che sembrano far spostare i traffici europei sempre più verso il Mediterraeo.

E, come sottolineato dal ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci in apertura dei lavori «l'Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo». Questa la partita tutta da giocare. Tra i presenti all’assemblea anche il viceministro delle Infrastrutture e trasporti Edoardo Rixi, il professor Michael Tanchum del Middle East Institute (Washington, D.C.), il Professor Acciaro dell’Università di Copenaghen, esponenti di ANCE, Federacciai, Anacer, il Presidente e Amministratore Delegato dell’Agenzia nazionale del turismo, Ivana Jelinic, e il neo Presidente di Medports, Pino Musolino. Medports che si pone come soggetto in grado di giocare un ruolo di primo piano in questa partita, forte del suo aggregare oltre venti porti, con l’obiettivo di instaurare un’area di cooperazione operativa nel Mediterraneo, valorizzando il ruolo di questi scali nello scenario del trasporto marittimo mondiale.

La discussione è partita da un’analisi del neocostituito Centro di consulenza strategica “Giuseppe Bono”, per individuare le opportunità derivanti da fenomeni come il reshoring produttivo e il decoupling delle catene di approvvigionamento, la ricostruzione di interi Paesi martoriati dalle guerre. E, sulla base di una previsione di un 2023 da record per i flussi turistici e crocieristici tra le sponde del Mediterraneo, come impatteranno questi sulle rotte marittime da e per i principali porti italiani. Focus su cosa sta succedendo in Marocco, Egitto e Turchia, con i progetti già realizzati e gli investimenti in corso, che potrebbero spostare appunto a sud la rotta dei traffici.

«Noi uniamo il Paese con ferrovie, aeroporti, porti, strade e autostrade. Opere che portano lavoro vero, aiutano le aziende e i giovani - ha spiegato Rixi - l’Italia è al lavoro per diventare un modello di sviluppo, di crescita e di lavoro con un cambio di paradigma».

Il presidente di Federagenti Santi ha messo in evidenza la necessità di «una strategia» e «maggiore centralità dei porti», ma anche «maggiore coinvolgimento degli stakeholder negli organismi di partenariato».

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