CIVITAVECCHIA – «Un ingegnere idraulico, tutto sommato, in un porto può essere una figura molto attinente». È con questa affermazione che l’ingegner Raffaele Latrofa ha sintetizzato oggi, nel corso dell’audizione alla IX Commissione della Camera dei Deputati, la sua candidatura alla presidenza dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale, che governa gli scali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Designato dal ministro Matteo Salvini con l’intesa del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, Latrofa – vicesindaco di Pisa e tecnico con un solido curriculum nell’ambito delle opere pubbliche – ha illustrato alla Commissione la propria esperienza, definendola non solo coerente con quanto richiesto dalla legge 84/94, ma in grado di rappresentare un “valore aggiunto” per la governance portuale.

L’audizione è arrivata al termine di settimane segnate da polemiche trasversali: parlamentari e consiglieri regionali di opposizione, esponenti del mondo sindacale e perfino alcune sigle legate ai trasporti hanno contestato la legittimità della nomina, giudicando la figura dell’ingegnere priva di adeguata esperienza nel settore della logistica, della portualità e dei trasporti marittimi. 

Latrofa, da parte sua, ha rivendicato non solo una lunga attività tecnica nella progettazione e realizzazione di infrastrutture portuali – citando, tra gli altri, le opere di messa in sicurezza del porto di Viareggio e la redazione del piano operatore portuale – ma anche il suo ruolo politico-amministrativo, in particolare nella gestione di oltre 150 milioni di euro di opere pubbliche finanziate in gran parte con fondi PNRR, con incarichi di responsabilità diretta dalla programmazione alla rendicontazione. «Credo nella leadership dal basso, nel fare squadra – ha dichiarato – e nel ruolo del presidente come regista, non accentratore». Ha inoltre posto l’accento sulla propria attività all’interno della Commissione tecnica VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente, dove ha recentemente contribuito alla valutazione di progetti portuali a Napoli, Catania, Trieste, Olbia, Porto Marghera e Ancona, affrontando temi di stretta attualità come il cold ironing, la retroportualità, la logistica energetica, le Zls e la transizione digitale. «Nell’ultimo anno – ha detto – ho maturato una vera visione strategica della portualità italiana».

Sollecitato dai deputati presenti, ha quindi ribadito che sebbene la laurea non sia «né necessaria né sufficiente» a ricoprire il ruolo, le competenze idrauliche, urbanistiche e infrastrutturali acquisite sul campo lo rendono perfettamente in grado di affrontare le sfide del sistema portuale di Civitavecchia, soprattutto nel contesto attuale, dove entro il 31 marzo 2026 occorrerà completare interventi cruciali previsti dal Pnrr. A Civitavecchia, ha ricordato, sono in corso opere per oltre 400 milioni di euro, molte delle quali strettamente legate alla sua area di specializzazione, «e c’è bisogno di una figura – ha aggiunto – che possa dare un impulso immediato all’attuazione. Serve una governance inclusiva che valorizzi le risorse interne, ricostruisca una squadra e accompagni la transizione energetica e digitale del porto».

La fotografia che ha fatto emergere Latrofa, quindi, è stata quella di un possibile profilo trasversale per coniugare visione amministrativa e capacità tecnica. Domani è atteso il voto della Commissione.