CIVITAVECCHIA – Unione Popolare di Civitavecchia aderisce alla manifestazione nazionale indetta a Piombino l’11 marzo alle ore 14,00 contro il rigassificatore.

“Il rigassificatore è una nave lunga 323 metri e larga 40, che va rifornita da una nave altrettanto grande, in un porto paragonabile alla darsena dei pescatori di Civitavecchia – spiegano – il piccolo porto di Piombino è utilizzato attualmente non solo dalla flotta peschereccia ma da quattro traghetti turistici per l’Elba. La nave rigassificatore contiene 170 mila mc di gas liquido a 162°C sotto zero, una bomba ecologica ormeggiata in porto. Per quale motivo la città di Piombino dovrebbe convivere con un mostro del genere, sacrificando la propria attuale economia e l’oasi protetta della Val di Cornia? L’opera viene presentata come “strategica”, giustificata dall’emergenza energetica provocata dalla guerra in Ucraina, mentre alla città di Piombino viene imputata la sindrome “NIMBY” (non a casa mia) e viene letteralmente militarizzata. Quello che però non viene detto è che in Italia nessuna transizione energetica è in atto: l’attuale ministero della “sicurezza energetica”, che ha sostituito quello di Cingolani, persegue il rafforzamento della dipendenza energetica dell’Italia dal gas Statunitense, Algerino, Egiziano e dall'Azerbaigian. Le lobby del fossile e dei gasdotti premono su Bruxelles per presentare queste infrastrutture come strategiche. Lo stesso vale per il TAP, un grande gasdotto in costruzione che passa per il Salento, o quello che dall’Algeria approda a Mazara del Vallo. Quello che non ti dicono è che la capacità di questi gasdotti in costruzione prevede una fornitura di gas per 130 miliardi di mc l’anno, mentre i consumi attuali in Italia sono di 70 miliardi di mc. Gli inverni miti e la de-industrializzazione non fanno prevedere un aumento dei consumi di gas per il futuro, infatti nel 2022 l’Italia “in emergenza” ha esportato ben 4 miliardi e mezzo di mc di gas. Perché investire denaro pubblico su gasdotti che andrebbero in dismissione nel 2030? Ti dicono che essi potranno condurre idrogeno ma gli investimenti per l’idrogeno verde e per impianti di energie rinnovabili raggiungono in Italia appena il 20% mentre per il 67% si continua ad investire sul fossile (il 13% dell’energia viene invece importata). Il progetto che si prefigura non è quindi quello di una transizione energetica ma è quello di fare dell’Italia un enorme hub di rifornimento gas per l’Europa. I vantaggi per SNAM ed ENI sarebbero enormi ma per il territorio e per i suoi abitanti sarebbe un disastro”.

Secondo Unione popolare città come Piombino e come Civitavecchia vengono scelte per collocare le nuove infrastrutture a gas proprio perché i loro territori sono già stati sacrificati dal punto di vista ambientale. “L’acciaieria Lucchini di Piombino, privatizzata nel 1993 da un piano nazionale di privatizzazioni di un settore strategico – hanno aggiunto - ha creato non solo lavoro di bassa qualità, ad alto tasso di sfruttamento e di precarietà, ma anche una devastazione ambientale che ha intaccato le falde acquifere, con gravissime conseguenze per la salute. Il ricatto occupazionale, così come a Civitavecchia, ha prolungato la vita di impianti obsoleti e fortemente impattanti. Invece di bonificare il sito e convertirlo ad attività sostenibili, il rigassificatore non farebbe che prolungare la devastazione ambientale e l’occupazione di bassa qualità, nonché la servitù energetica nazionale agli interessi delle grandi multinazionali. Se l’Europa punta alle “emissioni zero” non può continuare ad investire nel fossile. Il metano è tra i massimi responsabili del cambiamento climatico in atto; si è calcolato che ogni 1000 mc di gas utilizzato, 120 si disperdono nell’atmosfera. La transizione energetica – hanno concluso – passa per Piombino ma anche per Civitavecchia, Ravenna, Porto Marghera, Taranto, Brindisi. Unione Popolare di Civitavecchia sarà presente a Piombino non solo per difendere l’ambiente e l'ecosistema ma per promuovere la giustizia sociale, lavoro di qualità e la pace mondiale”.