«Sindaca, faccia un passo indietro e prenda le distanze da quelle frasi rivolte al consigliere Bruzziches».

E’ l’esortazione che arriva da tutta l’opposizione di Palazzo dei Priori.

L’argomento delicato, anche per i risvolti giudiziari che si porta dietro - e che sta avendo risonanza anche sui media nazionali -, è quello relativo alle frasi che sarebbero state dette dal marito della sindaca nei confronti dell’allora consigliere di maggioranza Marco Bruzziches, da qualche tempo passato all’opposizione. L’occasione, una cena a casa del consigliere che ha registrato tutto ciò che è stato detto, per poi divulgarlo alla stampa a distanza di mesi dall'accaduto.

Dopo le paginate dedicate al caso, con la sindaca che in una nota abbozza una “spiegazione”, non smentendo di fatto che quelle frasi siano state pronunciate ma derubricandole a “iperboli”, dopo le dichiarazioni in difesa della prima cittadina da parte della maggioranza alternate dalla notizia delle indagini della Procura per l’ipotesi di minacce, ieri Chiara Frontini in apertura di consiglio è intervenuta sulla vicenda.

Chi si attendeva che si presentasse col capo cosparso di cenere è rimasto deluso. Lei, la prima sindaca donna di Viterbo, parte all’attacco.

«Grottesco e surreale ma ineludibile che io debba ribattere a ciò che è accaduto in questa ultima settimana. Ma è mio dovere rassicurare che Viterbo non è amministrata da sindaca che va in giro a minacciare».

Poi gli strali contro chi «tra i commentatori ha parlato di un sistema in cui io adotterei comportamenti minatori per condizionare la libera espressione. Smentisco a parole, ma anche e nei fatti».

Torna poi sulle tempistiche delle uscite delle registrazioni: la prima a ridosso dell’approvazione del bilancio e la seconda nei giorni precedenti le elezioni provinciali. Tempistiche decise ad arte «per screditare la mia figura» rimarca.

Dichiarando poi di «non conoscere né gli atti, né i contenuti dell’indagine quindi al momento non posso difendermi» rimarca di non essere stata sentita dalla magistratura né di essere oggetto di comunicazioni. Stigmatizza quindi che «addirittura, invece di attendere i dovuti approfondimenti, nel rispetto del segreto istruttorio» Bruzziches parla di «sviluppi importanti anticipando anche l’esito delle conclusioni».

Frontini, infine, rinnovando la fiducia a magistratura e procura, conclude: «Chiara sindaca la sera va a dormire tranquilla, l’unica preoccupazione è di non riuscire a dare le risposte che la città chiede».

«La città - si aggancia al volo la capogruppo di Fratelli d’Italia Laura Allegrini - le chiede di dissociarsi da quelle parole. Certo non è normale essere registrati, attendiamo la magistratura però intanto abbiamo una sindaca che fa finta di niente». E conclude invitando la prima cittadina a fare un passo indietro.

Alza il tiro Andrea Micci della Lega che, evidenziando di non credere alla storia del complotto, torna a chiedere alla sindaca «di rimettere la decisione nelle mani dei cittadini. Se ha un minimo di dignità deve dimettersi».

E Luisa Ciambella, capogruppo di Per il Bene comune, rimarca il primato della Frontini: «In un anno e 9 mesi nessuno era mai riuscito a screditare la città». Poi la esorta: «Prenda le distanze da quel registro linguistico (riferito al linguaggio del marito), chieda scusa oppure abbia un pizzico di coraggio dando di nuovo voce ai cittadini».

Il capogruppo Pd Alvaro Ricci, oltre a invitare la prima cittadina a prendere le distanze dalle frasi del marito e non intendendo esprimere «alcun giudizio di carattere giuridico o penale, abbiamo fiducia nella magistratura», focalizza l’attenzione su quello che potrebbe essere il reale motivo che ha innescato la catena di veleni nel clima politico, e non solo, della città.

«Mi sarei aspettato da lei e da Bruzziches - afferma infatti - una spiegazione, abbiamo il diritto di sapere quali fatti hanno portato alla frattura, è questo che vorremmo capire, il perché».

La questione è di quelle spinose e stressanti, tanto che la seduta è stata anche temporaneamente sospesa a seguito di un malore accusato dal consigliere leghista Micci.

Alla ripresa dei lavori, a sorpresa in aula, arriva il grande assente Vittorio Sgarbi. Per la sua seconda apparizione in consiglio come assessore alla Bellezza.