CIVITAVECCHIA – L’aula Pucci ha approvato la variante urbanistica per la rigenerazione dell’area ex Italcementi. Un passaggio definito “storico” dalla maggioranza, ma bollato da Fratelli d’Italia come “la più grande svendita del patrimonio pubblico della storia della città”.

Il capogruppo Massimiliano Grasso ha parlato senza mezzi termini di «operazione puramente finanziaria, snaturata rispetto alla sua origine», ricordando come il progetto sia nato grazie all’accordo procedimentale firmato «dal ministro Salvini e dall’amministrazione di centrodestra guidata dall’ex sindaco Ernesto Tedesco», con l’arrivo in città di 35 milioni di euro di finanziamento statale.

Undici milioni, ha ricordato, serviranno alla bretella autostrada-porto, «l’unico intervento certo», mentre 24 milioni sono quelli destinati all’operazione Fiumaretta, di cui 9 per l’acquisto dell’ex Italcementi. A gestire la partita, il fondo immobiliare creato sotto la giunta Cozzolino: «L’unico ad aver guadagnato – ha accusato Grasso – con soldi e beni pubblici, ma profitti privati. Oggi il Fondo ha in cassa 9 milioni: 6 dovuti al Comune ma ancora trattenuti e 3 che resteranno a un soggetto che in dieci anni non ha portato un solo investitore sul territorio».

FdI ha puntato il dito anche contro il progetto in sé: 480.000 metri cubi di cemento tra parcheggi multipiano, due hotel di lusso e oltre 140.000 metri cubi di edilizia residenziale privata, con la quota di verde pubblico attrezzato nella zona nord ridotta dal 100% al 60%. Per il partito, questo significa sacrificare spazi di socialità e vivibilità a favore di cubature private «che non rispondono a un bisogno reale della città». Bocciati tutti gli emendamenti, incluso quello per destinare parte delle volumetrie all’edilizia popolare, nonostante, sottolineano dal partito, «l’emergenza abitativa colpisca centinaia di famiglie». Nel mirino anche il sostegno alla delibera da parte di Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, accusati di incoerenza rispetto alle posizioni storiche sul consumo di suolo. Durissimo anche il giudizio sul metodo, da parte del capogruppo Grasso: «Tutto illustrato in una sola conferenza dei capigruppo, senza dirigenti e tecnici comunali, ma dall’advisor stesso, un privato che oggi è regista e di fatto gestisce il patrimonio e urbanistica della città, alla presenza di sindaco e assessore. Nessuna condivisione con la città, nessun vero confronto con cittadini, associazioni o parti sociali». FdI ha infine denunciato che «ad oggi si stanno utilizzando esclusivamente beni comunali conferiti e i 35 milioni di euro del Governo, dei quali già alcuni milioni di euro risultano “assorbiti” dai costi del fondo, dell’advisor e dei loro consulenti, con procedure e incarichi che difettano di chiarezza e trasparenza, mentre noi avremmo preferito venissero investiti per opere fino all’ultimo centesimo». Il partito ha annunciato che continuerà a vigilare “senza sconti” per garantire che lo sviluppo dell’area privilegi «gli interessi della città e dei cittadini, non quelli della finanza».

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