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CIVITAVECCHIA – Grande partecipazione, venerdì scorso, al convegno sulle "Marocchinate", presso la sede di Fratelli d’Italia di Civitavecchia. Una conferenza fortemente voluta dal responsabile del Dipartimento Cultura di Fratelli d’Italia Francesco Ribezzo, insieme al coordinatore cittadino del Partito Paolo Iarlori.
«Il ricercatore storico e giornalista Silvano Olmi, che ringraziamo ancora una volta – hanno spiegato dal circolo - ha presentato il suo libro "Non solo la Ciociara", ristampato per l'occasione dall'Editore Federico Gennaccari, ed ha illustrato con rigore le nuove ricerche svolte dall’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate negli Archivi di Stato. Una scoperta tragica e vicinissima a noi: anche a Civitavecchia tre donne risultano essere state vittime delle violenze delle truppe nordafricane aggregate all’esercito francese; una di loro non sopravvisse all'aggressione. Una ferita che riguarda la nostra città, la nostra storia, la nostra identità. È una pagina drammatica che abbiamo voluto definire “La libertà tradita: l’altra faccia della liberazione”: violenze perpetrate proprio da coloro che venivano chiamati “liberatori”. Secondo le stime più aggiornate e attendibili, sarebbero circa 60.000 gli italiani vittime delle marocchinate: per la maggior parte donne, ma anche uomini, sacerdoti e persino bambini».
«Fratelli d’Italia – dichiara il coordinatore cittadino Paolo Iarlori – proseguirà con determinazione questa battaglia culturale e politica per la verità storica. Lo faremo con iniziative ad ogni livello, a partire dalla proposta di legge – primo firmatario il senatore Andrea De Priamo – per istituire il Giorno del Ricordo delle Vittime delle Marocchinate il 18 maggio, e proponendo di ricordare nella toponomastica di ogni città, a partire da Civitavecchia, questa pagina troppo a lungo nascosta e dimenticata. Perché una nazione matura non deve avere paura della propria storia, nemmeno delle sue pagine più dolorose. Perché abbiamo il dovere di custodire tutta la memoria, anche quella scomoda. Solo una memoria completa può educare – ha concluso – può essere giusta; solo su una memoria vera e condivisa una Nazione può costruire davvero il futuro».



