A Civitavecchia l’amministrazione sembra concentrata quasi esclusivamente sulla cabina di regia costruita con l’advisor, diventata il vero motore delle scelte strategiche della città. Oggi il lavoro è indirizzato soprattutto verso due obiettivi: la nuova sede della Asl in via Pecorelli e il mega-progetto dell’ex Italcementi. Nel primo caso, oltre alle esigenze funzionali della struttura sanitaria, rimane da risolvere la questione dei dipinti del Ventennio tutelati dalla Soprintendenza, che il “sindaco aggiunto” Enzo D’Antò dovrà trovare il modo di preservare. Nel secondo caso, il progetto sull’area Italcementi sembra già proiettato in un futuro che difficilmente vedremo: alberghi superlusso, torri per ospitare il nuovo Comune, parcheggi e volumetrie gigantesche per valorizzare 16 ettari e 480.000 metri cubi. È evidente che ciò che realmente conta per qualcuno non è la realizzazione, che forse non avverrà mai in questi termini, ma la fase di progettazione: quella sì che ha un valore immediato, monetizzabile da parte di consulenti e tecnici impegnati a produrre idee, elaborati e studi.

Nel frattempo l’amministrazione presenta come successi due cantieri che sollevano più dubbi che certezze. Quello della stazione nasce sotto il segno del “nuovo corso” urbanistico ispirato dal super consulente Giustini, secondo cui non serve una variante per realizzare gli interventi previsti dall’accordo con le Ferrovie, nonostante per vent’anni i dirigenti comunali avessero sostenuto il contrario. Intanto però, variante o no, il piazzale della stazione sarà chiuso e i problemi logistici ricadranno sulla viabilità del quadrante ovest della città, dopo che ad inguaiare quello a monte ci ha già pensato il delegato Fustaino con sensi unici e “mezze rotatorie”. Per tpl, taxi e linea porto-stazione dei crocieristi le soluzioni finora ipotizzate, dall’area Feltrinelli al parcheggio davanti al Commissariato, appaiono impraticabili e rischiano di aggravare il caos.

Criticità anche per il cantiere del mercato: dopo l’episodio dei gazebo volati via in poche ore, il Pincio fissa l’inizio lavori al primo dicembre, con evidenti ripercussioni sulle attività commerciali in pieno periodo natalizio. E mentre non è chiaro come sia stato risolto il problema delle perizie sugli alberi di piazza Regina Margherita, si avvia un progetto che dovrà essere concluso entro metà del 2026 per rispettare il PNRR, ma con tempi contrattuali che superano i 500 giorni lavorativi. È facile prevedere contenziosi e ritardi.

Poi c’è la questione CSP. Malgrado la Tari tra le più alte del Lazio, la città continua ad avere una raccolta rifiuti inefficiente. L’eliminazione del turno notturno ha allungato i tempi del servizio e peggiorato il decoro urbano. Un vero risparmio sarebbe possibile solo adottando un sistema misto, con cassonetti intelligenti dove opportuno e porta a porta altrove. I conti dell’azienda non tornano, i debiti verso i fornitori aumentano, i piani di rientro si moltiplicano e del piano di ristrutturazione richiesto a luglio dalla Giunta non si ha più traccia. A tenere in piedi finanziariamente la società è solo la linea porto-stazione.

Il resto scivola quasi nell’abitudine: venditori abusivi in un centro sempre più invaso da negozi di extracomunitari che vendono alcolici a notte fonda e ai minorenni, auto in doppia e tripla fila, periferie e cimiteri nel degrado, e gli episodi del sabato sera che coinvolgono centinaia di adolescenti e rappresentano un serio allarme sociale che la politica deve cogliere ed affrontare.

In questo scenario, la scelta del simbolo natalizio dell’amministrazione – il Titanic alla Marina, nel primo porto crocieristico d’Italia – sembra un paradosso fin troppo eloquente. Una metafora calzante di una città che rischia di somigliare proprio alla grande nave che affonda mentre l’orchestrina del Pincio continua a suonare.

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