Firenze, 16 mag. (Labitalia) - Il solenne salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze ha ospitato ieri la quinta edizione de 'Gli stati generali della pelletteria italiana', organizzata da Assopellettieri - lAssociazione che rappresenta le imprese italiane di pelletteria, aderente a Confindustria e a Confindustria Accessori Moda - in partnership con The European House Ambrosetti e in co-promozione con il Comune di Firenze. Levento ha registrato un grande successo con la registrazione di oltre 300 persone e 14 sponsor che hanno supportato liniziativa, a testimonianza della grande attenzione al comparto e alle tematiche legate al futuro di una delle filiere più importanti del Made in Italy. Con oltre 12 miliardi di euro di fatturato nel 2024 e un saldo commerciale tra i più attivi dEuropa (seppur in lieve decrescita rispetto allanno precedente, -9%) la pelletteria italiana si conferma un pilastro strategico del Made in Italy. LItalia è oggi infatti il secondo esportatore mondiale dopo la Cina, grazie a un modello produttivo diffuso, competitivo e fortemente identitario. Ma per mantenere saldo questo ruolo centrale nel mercato, leccellenza non basta. Il nostro primato nel mondo non può essere dato per scontato, ha dichiarato Claudia Sequi, presidente di Assopellettieri. Servono interventi strutturali e una reale politica industriale condivisa, per assicurarci tale primato anche nel futuro. Proprio la Presidente ha inaugurato il convegno dando il benvenuto agli ospiti e lasciando poi la moderazione degli interventi in programma alla giornalista Mediaset, Costanza Calabrese. Non sono mancati i saluti istituzionali; Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana e Jacopo Vicini, assessore allo Sviluppo economico, Turismo, Fiere e Congressi del Comune di Firenze hanno rimarcato il legame tra il settore e i valori economici e culturali del territorio. Dario Fabbri, direttore del mensile Domino, ha offerto unaccurata lettura dello scenario-geopolitico, andando oltre lattualità delle tensioni internazionali per approfondirne le radici strategiche e gli effetti di ricaduta a livello economico sulla manifattura italiana. A seguire, il videomessaggio di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito limportanza del comparto pelletteria per leconomia nazionale, sottolineando la necessità di fare sistema tra tutti gli attori della filiera. Cuore pulsante delledizione 2025 è stata la presentazione ufficiale del nuovo studio strategico sul settore della pelletteria italiana frutto del lavoro condiviso tra Teha, Assopellettieri e uno Steering Commitee di sei persone, rappresentanti delle tre anime del settore pellettiero italiano: brand, grandi produttori e pmi a marchio proprio. La prima parte dello studio, restituisce una panoramica dettagliata del settore da cui sicuramente emerge la conferma della leadership italiana nella pelletteria di alta gamma: con 4.532 imprese attive, circa 49.000 addetti e un fatturato di 12 miliardi di euro nel 2024, lItalia si attesta come il primo produttore europeo, rappresentando da sola il 47% del giro daffari continentale. Un primato ottenuto nel tempo grazie a un tessuto imprenditoriale coeso e performante, strutturato in distretti industriali che favoriscono qualità, flessibilità e un elevato grado di integrazione tra le fasi della filiera; primato che però va difeso e sostenuto. A presentare la ricerca è stato Flavio Sciuccati, Senior Partner di The European House Ambrosetti. Il suo intervento ha inquadrato con lucidità le fragilità e le potenzialità del comparto. Guardando al futuro ha lanciato un monito chiaro: abbiamo un sistema unico al mondo, ma non siamo abbastanza bravi a raccontarlo. Se non rafforziamo leadership e attrattività, rischiamo di perderlo. Le sue parole hanno accompagnato i numeri del report, stimolando la riflessione corale sullurgenza di fare sistema e sottolineando la necessità di rafforzare la competitività e lattrattività del sistema nel suo complesso, promuovendo un modello di cooperazione lungo tutta la filiera, in grado di valorizzare la complementarità tra grandi gruppi, pmi e fornitori. Ma è nella seconda parte del report che si delinea con chiarezza la proposta strategica per il futuro da parte dellAssociazione. Un vademecum articolato in sei raccomandazioni operative per il settore e allo stesso tempo un appello alle Istituzioni per affrontare le sfide attuali con strumenti efficaci e per rafforzare e consolidare la leadership internazionale del Made in Italy. La prima raccomandazione invita a promuovere la sostenibilità economica lungo tutta la filiera, attraverso misure fiscali dedicate, incentivi alla crescita e alla stabilità, e una più equa distribuzione del valore. Segue lindicazione a costruire un patto di legalità e trasparenza, rafforzando gli strumenti di tracciabilità, ma anche la compliance normativa e contrattuale, per generare fiducia e ridurre le distorsioni. Puntare alla sostenibilità ambientale e sociale come tratto distintivo del Made in Italy, per rafforzare limmagine del comparto sui mercati internazionali, è la terza raccomandazione. Emerge poi la necessità di attrarre e formare nuovi talenti, costruendo uno storytelling condiviso che valorizzi i mestieri tecnici e artigianali, promuovendo collaborazioni con istituti formativi e incentivando lintegrazione della forza lavoro straniera. Altrettanto centrale è il tema dellinnovazione artigianale: non si tratta di sostituire il sapere manuale, ma di affiancarlo con tecnologie avanzate, digitalizzazione e interazione uomo-macchina per migliorare qualità, tracciabilità e attrattività del lavoro. Infine, lassociazione focalizza lattenzione sul potenziamento dellinternazionalizzazione, chiedendo supporto per le aziende nellintercettare nuovi mercati, semplificando laccesso agli strumenti di finanziamento per lexport e consoli-dando il ruolo strategico delle fiere come piattaforme di visibilità.