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CIVITAVECCHIA – Il cielo è sereno sopra la Cattedrale e i raggi del sole illuminano la piazza tra le auto in sosta e le poche persone in strada intorno alle 14 in una Civitavecchia deserta. Solo via Gorizia è all’ombra, riparata tra i palazzi abitati da gente semplice, da lavoratori prevalentemente stranieri. In un appartamento del civico 7 c’è il piccolo Lorenzo, un bambino di circa cinque anni, vispo, con due occhi azzurri come il cielo, che di sicuro non può sapere cosa sta accadendo a pochi metri da lui. Ha appena pranzato e sta aspettando che la sua mamma finisca di lavare i piatti; papà è già al lavoro e lui tra poco andrà a giocare al parchetto della Marina. Non può vedere, non può capire cosa sia passato per la testa a quell’uomo che in un raptus omicida ha fatto fuori la donna che diceva di amare sul pianerottolo del primo piano. Sirene e grida in strada, tutto fortunatamente molto lontano dalla quiete di un bambino come Lorenzo. La sua mamma ha chiuso la finestra e ha alzato leggermente il volume della tv: i cartoni, come nella sceneggiatura surreale di un film, hanno fatto da barriera tra l’animo gentile di un bambino e la cruda realtà di un assassinio in pieno giorno. Un femminicidio, a dirla tutta: Teodora Kamenova, bulgara di 47 anni, è morta per mano del suo uomo, José German Varela Luna, 54enne venezuelano. Qualcuno dice che si erano lasciati da poco per questioni di gelosia o addirittura di violenza domestica, ma poco cambia. Hanno vissuto per qualche tempo insieme in quell’appartamento di via Gorizia, lei che faceva le pulizie al mercato, lui, apprezzato muratore specializzato nella posa del parquet e il loro gatto. I due nel pomeriggio hanno litigato, lei probabilmente ha provato a lasciare lo stabile per salvarsi dalla furia del suo aggressore o forse per andare a denunciarlo, ma prima di riuscire a raggiungere la strada ha trovato la morte.
Tre coltellate al petto, all’altezza del cuore e Teodora è finita a terra senza vita. José si è allontanato di corsa, ha buttato via il coltello e ha raggiunto la caserma dei Carabinieri dove si è costituito raccontando i dettagli di quell’omicidio. Sul luogo del delitto sono arrivati immediatamente gli inquirenti coordinati dal maggiore Angelo Accardo, con la Sezione operativa della locale compagnia che ha provveduto a raccogliere indizi e a ricostruire l’accaduto insieme al Nucleo Investigativo di Roma. Sul posto anche il sostituto procuratore della Repubblica Roberto Savelli, che una volta ultimati i rilievi ha disposto la rimozione del cadavere. Le telecamere di videosorveglianza, posizionate in tre punti diversi (al vicino sottopassaggio, all’altezza dell’orafo e nei pressi di Acqua e Sapone), potranno aiutare gli investigatori dell’Arma ad aggiungere importanti tasselli a un quadro che tuttavia appare abbastanza chiaro. José Varela è stato sottoposto a fermo in quanto indiziato di delitto e associato al carcere di Aurelia, il corpo di Teodora Kamenova invece è stato traportato al Verano per l’esame autoptico. È ora di andare al parco, Lorenzo e la sua mamma escono dal portone tra Carabinieri in divisa e auto con i lampeggianti accesi. Il bambino non capisce, rimane interdetto e chiede spiegazioni a un militare. Vuole sapere il motivo di quelle lucine blu, piano piano prende confidenza e chiede anche di poter strappare quel nastro posizionato per delimitare l’area. Un sorriso e una carezza da parte del Carabiniere racchiudono tutte le risposte alle tante domande di Lorenzo, il silenzio dell’operatore invece cala il sipario sull’ennesimo femminicidio in una Civitavecchia sorda, dove sempre più spesso ci si volta dall’altra parte e si interviene quando ormai è troppo tardi. (Fa.Mar.)