Roma, 19 set. (Adnkronos) - Quella dei migranti a Lampedusa è "una storia lunga trentanni, una storia che ora ci mette il conto davanti. La geografia non la possiamo cambiare. Col senno di poi dico che se ci avessimo messo le mani e i pensieri venticinque, trentanni fa, forse non saremmo arrivati a questo punto. Ora sono cavoli per tutti". A dirlo è Claudio Baglioni che, a margine delle prove generali del suo concerto di debutto stasera allo Stadio Centrale del Foro Italico, commenta, incalzato dai cronisti, le vicende drammatiche di questi giorni degli sbarchi incontrollati a Lampedusa. Adesso, spiega Baglioni, "bisogna solo attrezzarsi per poter trovare una soluzione senza che questi argomenti diventino materia per scopi elettorali, perché altrimenti non se ne viene fuori". Il cantautore parla del tema a ragion veduta, essendo cittadino onorario di Lampedusa dove ha una casa e 'padre' di 'O Scià', il festival che si è svolto dal 2003 al 2012 sull'isola siciliana per accendere un faro sugli sbarchi e sull'integrazione fra etnie. "Con quella rassegna abbiano cercato di dire che stavano accadendo già queste cose, e di dirlo a chi aveva i mezzi -affonda Baglioni- Forse era inevitabile, perché in effetti una soluzione vera nessuno lha mai messa in atto". Il cantautore romano sottolinea: "Non cè solo Lampedusa, questi problemi ci sono fra Stati Uniti e Messico, e in altre parti del mondo". "Le persone si muovono, il sistema generale crea ingiustizie e scompensi -analizza Baglioni- Tutti abbiamo diritto di cercare una situazione migliore per la nostra vita, non possiamo condannare chi lo fa, così come non possiamo neanche condannare chi non ne può più perché crea disagi". Baglioni cita poi un suo celebre brano: "E' come la guerra, come in la 'Ninna Nanna' di Trilussa la guerra la vincono solamente i potenti, perché il popolo coglione deve cercare di scansare la palla di cannone". Baglioni poi affonda il colpo e si toglie qualche sassolino dalle scarpe sugli anni della direzione artistica di 'O Scià': "I contributi bisognava faticarseli ogni anno, è stata un po una delusione perché pensavamo di aver costruito una cosa importante. Aveva caratteristiche di spontaneità ed era diversa dal resto, ma bisognava battersela col torneo di bocce che svolgeva da in altra parte. Va bene le bocce, per carità, ma pensavamo di aver costruito una cosa che andasse avanti. È finita e io mi sento anche un po sconfitto, perché trovo che purtroppo non sia cambiato niente". Anche se "è vero che siamo riusciti a convincere tre governo diversi di fila a fare questa manifestazione", dice il cantautore. Sull'isola e sui suoi abitanti, Baglioni ha altre considerazioni da fare: "Sono state dette tante cose inesatte -dice- Lampedusa fino a trentanni fa non sapevano bene nemmeno dove fosse. La popolazione è fatta di persone che vivono in alto mare, è uno scoglietto d'Italia più vicino alla Tunisia che non allItalia, e sono persone che hanno mostrato da sempre interesse e benevolenza. Fin da quando i telegiornali nemmeno sapevano cosa accadeva. C'è gente che accorreva, portava il cappotto vecchio, questo di soccorrere un altro essere umano. Il fatto che uno se ne meravigli mi stupisce. Diverso il discorso della gestione, che è molto complessa. Io quello che potevo fare era informare, e ho cercato di farlo". (di Ilaria Floris)