Roma, 6 set. (Adnkronos) - È fondamentalmente sbagliato in assenza di reciprocità associare la consegna da Padova alla Chiesa di San Francesco di Pirano, nellattuale Slovenia, della pala del Carpaccio, esempio nobile di rinascimento veneziano in Istria, al concetto di restituzione, perché restituire significa sic et simpliciter azzerare la memoria della ragione per cui questa come tante opere della cultura nazionale sono state o sono attualmente custodite in vari siti italiani, fuori dai confini storici di origine dellIstria, di Fiume e della Dalmazia. Lo sono a seguito del doloroso esodo degli italiani, e quindi restituzione attribuisce a questi passaggi di confine un carattere sanatorio, quasi sia lItalia a dovere sanare da sé il dramma compiuto delle foibe e delle persecuzioni subite". Lo afferma il deputato di Fratelli dItalia Alessandro Urzì, capogruppo nella commissione Affari costituzionali della Camera. "Quanti beni italiani o di italiani -aggiunge- sono stati invece restituiti o risarciti dalle autorità jugoslave e di quelle che hanno seguito la dissoluzione della Jugoslavia? La verità è amara e dolorosa ma proprio nello spirito di riconciliazione che sottende il nuovo rapporto di amicizia fra i due Paesi non ci può essere restituzione ad una sede naturale e storica in Slovenia (o Croazia) di beni salvati alla cultura nazionale senza che, con reciprocità, sia altrettanto sincero e compiuto latto di restituzione o del risarcimento allItalia del patrimonio degli italiani esodati. E nel frattempo gli eventi di consegna di opere espressione della cultura nazionale e istro/veneta non possono essere derubricati a gentili estemporanei omaggi senza garanzie, ma essere trasformati per pretesa delle autorità nazionali italiane in eventi monumentali per ricostruire consapevolezza della condivisa appartenenza culturale delle terre orientali, oggi oltre confine, al bacino culturale italiano". "Da qui calendario di iniziative attorno ad essi, accessibilità, promozione (con contenuti preventivamente concordati) anche e soprattutto in lingua italiana, atti necessari e dovuti e da fissare con precisi protocolli fra autorità. Così che queste consegne -conclude Urzì- non siano eventi che si esauriscono nellatto in sé, ma eventualmente tasselli nella ricostruzione di una identità di appartenenza nazionale in cui le comunità 'rimaste' e gli italiani di tutta la Nazione possano rileggere e fare rileggere, da chi ancora nega, i tratti originali ed autentici dellIstria. Attendendo ovviamente la reciprocità.