ALLUMIERE - Venerdì primo agosto 2025 alle ore 21 il suggestivo Cortile del Palazzo della Reverenda Camera Apostolica di Allumiere si vestirà di poesia, di memoria e di identità con All’ombra del Camberale, il XVIII Festival della Poesia Vernacolare dell’Alto Lazio, promosso dall’Associazione Poetica Allumiere (APA) con il patrocinio e il sostegno del Comune di Allumiere – Assessorato alla Cultura e Turismo. Un appuntamento ormai storico che ogni anno richiama autori, studiosi e appassionati da tutta la regione, unendo generazioni diverse attorno al valore profondo del dialetto come voce autentica di un territorio che continua a raccontarsi. Il festival rappresenta un esempio virtuoso di cultura popolare che si rinnova e si mantiene viva, e che ad Allumiere trova terreno fertile grazie a una tradizione poetica radicata, antica, che si perde nella notte dei tempi. Il dialetto allumierasco, come quelli dei paesi limitrofi, è da sempre strumento espressivo non solo del quotidiano ma anche del pensiero poetico: versi improvvisati durante le veglie, filastrocche trasmesse oralmente, sonetti recitati nei cortili e rime appuntate su fogli ingialliti, custodite come piccoli tesori. La poesia vernacolare, qui, non è mai stata solo folklore, ma linguaggio vivo e profondamente identitario. Proprio questo legame profondo tra poesia e appartenenza viene sottolineato dalla delegata alla Cultura Francesca Scarin, che ha seguito da vicino l’organizzazione dell’evento: “Sostenere il festival della poesia vernacolare significa valorizzare un patrimonio linguistico e culturale che appartiene a tutti noi. In questi versi dialettali c’è il cuore della nostra comunità, la saggezza degli anziani, l’ironia della vita contadina, la memoria dei nostri padri. Non è un caso che ad Allumiere la poesia popolare abbia sempre avuto un ruolo centrale: è parte del nostro modo di pensare, di sentire, di tramandare valori. Il Comune è orgoglioso di sostenere questa iniziativa e di contribuire a farla crescere". A fare eco a queste parole è il sindaco Luigi Landi, che ribadisce l’impegno dell’amministrazione comunale nella promozione della cultura locale: “Allumiere è un paese che ha saputo conservare con fierezza le proprie radici, e la poesia in vernacolo è una delle espressioni più nobili di questa identità. La nostra comunità ha sempre dato valore alla parola, al racconto, alla memoria orale. Il festival ‘All’ombra del Camberale’ è una delle manifestazioni culturali più sentite e partecipate, capace di unire la tradizione alla dimensione pubblica e contemporanea. Per questo il Comune lo sostiene con convinzione: perché crediamo nella cultura come motore di coesione, di consapevolezza e di bellezza condivisa". Nel corso della serata si alterneranno poeti in vernacolo provenienti da tutto l’Alto Lazio, che daranno voce a racconti di vita, immagini del passato, emozioni senza tempo. Il dialetto diventerà protagonista assoluto: non barriera ma ponte, non nostalgia ma coscienza viva. Il titolo scelto, All’ombra del Camberale, è già di per sé evocativo e simbolico: rimanda alla Torre dell’Orologio del Palazzo Camerale, cuore storico e visivo del borgo, sotto la cui ombra si sono intrecciate per secoli storie, parole e versi. Ritrovarsi lì, in una sera d’estate, ad ascoltare la poesia dialettale, è molto più di un evento: è un rito collettivo, un gesto di appartenenza e di affetto verso la propria terra. A ricordare il valore di questo appuntamento è anche la vicepresidente dell’APA Stefania Cammilletti, da sempre attiva nel valorizzare la poesia dialettale locale: “Ogni anno questo festival è una festa dell’anima. I poeti che salgono sul palco portano con sé un pezzo della loro storia personale, ma anche della storia del nostro territorio. Il dialetto è la lingua della verità e dell’identità. È importante che le nuove generazioni lo ascoltino, lo comprendano, lo rispettino. Perché nella poesia vernacolare non c’è solo il passato: c’è anche il nostro presente, la nostra voce più sincera". All’ombra del Camberale è tutto questo: poesia, comunità, tradizione e futuro. È la forza di una lingua che resiste e risuona, che non ha bisogno di artifici per emozionare. L’ingresso è libero e l’invito è rivolto a tutti: a chi ama le parole vere, a chi vuole riscoprire la bellezza delle cose semplici, a chi crede che la cultura popolare sia ancora oggi un valore fondamentale.

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