TARQUINIA – Un butto di età romana, una piccola area sepolcrale, uno scarico di fornace arcaica e una "rara" sepoltura con corredo etrusco-geometrico. E non solo. Tarquinia continua a sorprendere con i preziosi rinvenimenti che hanno caratterizzato queste settimane e questo anno di scavi e verifiche archeologiche. Dopo la scoperta della necropoli d'epoca imperiale, con ben 57 tombe e bellissimi corredi, la Soprintendenza rivela altre scoperte: sono stati infatti riportati alla luce «quattro contesti archeologici molto diversi tra loro che comprendono un butto di età romana, una piccola area sepolcrale, uno scarico di fornace arcaica e una "rara" sepoltura con corredo etrusco-geometrico». Le scoperte sono state fatte in località Pian d'Arcione, nel corso delle indagini archeologiche preventive effettuate nel 2022 e finalizzate alla costruzione di un impianto fotovoltaico: l'Enel Green Power "Piani della marina". «Nel 2023 - spiega la Soprintendenza Archeologica Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale - è stato rinvenuto un quinto contesto che comprende una ricca villa romana e diversi butti". «I primi tre contesti - spiega la Soprintendenza - situati nelle vicinanze del tracciato dell'Aurelia e con molta probabilità pertinenti alle strutture di età romana rilevate ai lati del suo asse, sono relativi a un butto di età romana di II secolo dopo Cristo, a una piccola area sepolcrale di I-III secolo dopo Cristo e a uno scarico di fornace arcaica di metà III secolo avanti Cristo. Nella quarta area, una sepoltura con corredo etrusco-geometrico di metà VII secolo avanti Cristo, ha arricchito un periodo non molto documentato nel territorio di Tarquinia». Un quinto contesto inoltre è stato rinvenuto nel corso del 2023 e databile tra età repubblicana e III/IV secolo dopo Cristo, ancora quasi tutto da indagare «Comprende - spiega la Soprintendenza - una ricca villa romana e diversi butti che hanno già restituito materiale anche integro e molto interessante. Le future indagini chiariranno in modo definitivo la "natura" di tutti i manufatti presenti nell'area". Più nel dettaglio, dalle indagini archeologiche preliminari all’installazione dell’impianto fotovoltaico nel territorio tra Tarquinia e Civitavecchia è stato riportato alla luce un notevole complesso rurale improntato sullo sfruttamento agricolo del terreno e sulla produzione legata soprattutto alla coltura dell’olivo e alla trasformazione della materia prima”. Sono stati infatti rinvenuti nella struttura principale numerosi resti di noccioli di olive e diversi strumenti legati alla torchiatura. Sebbene i lavori agricoli più recenti abbiano fortemente intaccato i piani pavimentali, la leggibilità della pianta della struttura rimane inalterata, con le sue trasformazioni avvenute nel tempo». “In una seconda area indagata - spiega la Soprintendenza – è stato invece rinvenuto un sistema di tre fornaci affiancate, dalla forma circolare, con spesse murature realizzate a secco, che conservano ancora intatti i resti dell’ultima cottura. L’interessante quadro cronologico colloca la prima edificazione dell’impianto della villa rustica nell’età arcaica, ma è a partire dalla fine del IV/inizio del III sec. a.C. che le strutture assumono un aspetto imponente con un’estensione maggiore e resteranno in vita fino alla fine della prima età imperiale, al pari dei numerosi complessi rurali analoghi che costellano il paesaggio circostante”. Le scoperte saranno illustrate in un apposito convegno.

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