LADISPOLI- Ancora incubo erosione, in piena stagione estiva. L’ultimo week end è stato da dimenticare per gli operatori del settore costretti a rinunciare a file di ombrelloni e a mandare via i clienti. È accaduto in molte zone del lungomare, a cominciare da via Marco Polo. «Non c’era più spazio per diversi clienti che era venuti qui di domenica – si sfoga Marco Lazzeri, titolare dello stabilimento Tritone – e l’aspetto drammatico è che siamo in pieno luglio. Il mare continua a mangiare sabbia. Ricordo che negli ultimi 10 anni ho perso almeno due terzi di spiaggia. Ciò significa non disporre più di intere file di ombrelloni. È capitato nel fine settimana, a seconda delle correnti che tirano, di non poter far entrare altri villeggianti. Di conseguenza ci sono meno posti di lavoro perché abbiamo ridotto il personale». Non va meglio in centro. «Abbiamo rinunciato a una fila in queste ore – racconta Paolo Carnevalini, proprietario del Columbia in via Regina Elena – il fatto però è che non esiste più la riva e non si affittano più lettini giornalieri. A che punto è il progetto delle scogliere? Penso si sia detto tutto, bisogna agire subito prima che sia troppo tardi». Le mareggiate, il tempo sempre incerto, i nodi sulla Bolkestein, il mancato avvio dei cantieri per la realizzazione delle barriere anti erosione, un progetto definito “fantasma” dalla categoria: chi vive con i proventi del turismo deve far fronte a tutto questo. Torna a farsi sentire anche il presidente di Assoabalneari Ladispoli-Marina San Nicola. «L’estate non è iniziata sotto i migliori auspici – è quanto detto da Ugo Boratto – la spiaggia è arretrata di media di una decina di metri ovunque tra Ladispoli e San Nicola».

SOS IN PALUDE

E in ballo ci sono anche le spiagge libere e le oasi naturalistiche. Si temono nuove invasioni dell’acqua marina nello stagno della palude di Torre Flavia, sarebbe un danno incalcolabile per la flora e l’avifauna migratoria con diverse specie di uccelli protetti che rischierebbero di emigrare o sparire. «Si era parlato solo virtualmente di fondi qui all’oasi – dice Corrado Battisti, gestore della riserva naturale – ma non ci sono atti ufficiali o documenti che attestino l’impegno di spesa per salvare questa zona incantevole e sempre più importante».

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