VITERBO – Questore Fausto Vinci, nonostante il grande lavoro di prevenzione e controllo messo in campo dalle forze dell’ordine, molti viterbesi vivono una percezione di insicurezza e chiedono che si faccia di più. Perché questo fenomeno?

«Noi lavoriamo per implementare il livello di sicurezza nella provincia di Viterbo e per renderla più vivibile, nonché per eliminare il gap tra la sicurezza reale e quella percepita dai viterbesi. Però, dipende anche da fattori che esulano dalle nostre competenze. Noi possiamo incidere sul profilo della prevenzione e repressione dei reati. Questo, tuttavia, non basta per instillare nei viterbesi un pieno senso di sicurezza. La stampa e i mass media fanno il loro lavoro ed è giusto che comunichino gli episodi che accadono. Siamo consapevoli di come l’informazione giochi un ruolo importantissimo. Per questo il nostro obiettivo è anche quello non solo di aumentare gli sforzi sotto il profilo della prevenzione e del perseguimento dei responsabili di reati, ma anche di dare piena visibilità al nostro operato quotidiano. I cittadini devono avere contezza dei risultati ottenuti e rendersi conto dei grandi sforzi che polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale mettono in campo».

Secondo Lei, dunque, è in parte ingiustificata questa sensazione di rischio provata soprattutto da chi vive od opera nel centro storico?

«In qualità di tecnico della sicurezza posso esprimermi in termini oggettivi, facendo riferimento ai numeri, alle denunce e alle statistiche relative ai reati registrati sul territorio. Sulla base di questo, posso dire che nei primi dieci mesi dell’anno si sono verificati una diminuzione dei reati commessi nella provincia pari a circa l’11% e un decremento del 6% per quanto concerne il capoluogo. Anche nel centro storico, dove c’è una maggiore concentrazione di esercizi commerciali e una maggiore affluenza di persone, soprattutto nelle ore notturne, si è assistito a un calo dei reati denunciati. Sicuramente non tutti gli episodi delittuosi vengono segnalati alle forze dell’ordine ed è proprio per questo che cerchiamo di assicurare una sempre maggiore presenza nelle zone difficili soprattutto di S. Faustino, del Sacrario, di via dell’Orologio Vecchio, di San Pellegrino, di viale Trento. Inoltre, sotto l’egida della Prefettura, predisponiamo periodicamente dei servizi interforze che si concentrano proprio sui quartieri segnalati dai cittadini quali presumibili teatri di situazioni di illegalità, di cui l’ultimo il 27 ottobre scorso, che ha avuto - tra le varie finalità - quella di controllare la regolarità fiscale ed amministrativa di alcuni esercizi commerciali, con il coinvolgimento di polizia tributaria, guardia di finanza, carabinieri, Ispettorato del lavoro e carabinieri dei Nas. Oltre alle denunce per detenzione di stupefacenti e violazione del codice della strada sono state rilevate altre sanzioni amministrative, mentre a tre esercizi commerciali (due market multietnici e un parrucchiere) è stata sospesa l’attività. E uno stabile in stato di abbandono e utilizzato come dormitorio è stato sigillato e interdetto. Ma già nei mesi precedenti sono stati organizzati servizi, sempre da parte di tutte le forze dell’ordine, aventi come obiettivo la verifica della regolare posizione abitativa dei residenti italiani e stranieri negli immobili del centro storico, servizi che hanno ottenuto risultati considerevoli. Inoltre come polizia di Stato, due volte a settimana, oltre che con le volanti della questura, effettuiamo dei servizi di controllo straordinario del territorio con l’ausilio del Reparto prevenzione crimine di Roma che hanno portato nel mese di ottobre a identificare 971 persone, molte delle quali con precedenti di polizia, a controllare 514 veicoli e ad elevare undici sanzioni amministrative per violazioni inerenti il codice della strada».

Esiste un’emergenza crimine tra i giovani, spesso appena adolescenti, troppe volte protagonisti di fatti di violenza e talvolta di sangue?

«Nonostante diversi articoli della stampa locale abbiano suonato l’allarme circa il fenomeno delle baby gang, noi siamo in grado di escludere che questo fenomeno sia presente sul nostro territorio. I casi di criminalità perpetrata da minorenni di cui ci siamo occupati sono esigui e, comunque, riconducibili a singoli minori che attualmente sono stati tutti identificati e nei confronti dei quali pendono procedimenti penali presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Va inoltre precisato che si tratta di reati prevalentemente contro il patrimonio (furti, rapine), che - nella maggior parte dei casi - sono stati di lieve entità e hanno avuto come oggetto beni di modico valore come una lattina di coca cola, una sigaretta elettronica o una felpa. Poi c’è da dire che, al di là dell’attività strettamente repressiva, ci siamo impegnati a prevenire situazioni di criminalità minorile facendo ampio ricorso a misure quali il daspo cosiddetto “Willy”, il daspo urbano e l’avviso orale. Anche la cosiddetta movida è stata al centro dell’intervento delle forze dell’ordine, soprattutto nei fine settimana. In questo contesto sono stati emessi nove provvedimenti di sospensione di locali frequentati da giovani (discoteche e bar) che erano stati teatro di episodi di criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica».

Qual è la migliore ricetta per instillare nei viterbesi un senso di tranquillità ed equilibrio rispetto all’ordine pubblico?

«In primo luogo, attraverso il nostro impegno quotidiano, assicurando una presenza costante sul territorio e garantendo un tempestivo intervento nei casi di necessità. In secondo luogo, con l’attività di prevenzione che passa non solo per il controllo del territorio ma anche per l’informazione ai cittadini. Un importante strumento che il legislatore offre al questore è quello delle misure di prevenzione, diversi provvedimenti di natura amministrativa che possono essere irrogati nei confronti di soggetti considerati dalla legge socialmente pericolosi e sono volti a prevenire il rischio di reati. A partire da gennaio 2023 sono stati emessi 143 avvisi orali (misura con la quale si intima ad un soggetto ritenuto socialmente pericoloso di tenere una condotta conforme alla legge); 81 fogli di via con contestuale divieto di ritorno; 1 Dacur, divieto di accesso alle aree urbane; 26 Daspo cosiddetto Willy (misura che interdice l’accesso presso uno o più locali di intrattenimento o pubblici esercizi a coloro che si sono resi protagonisti di disordini, di atti di violenza o di vendita e cessione di sostanze stupefacenti); 25 ammonimenti (misura con la quale si intima a soggetti che si sono resi autori di atti persecutori, di fatti di cyber bullismo o di violenza domestica, di desistere dal perpetrare tale condotta per non incorrere in misure più afflittive). Numerose sono state le campagne di sensibilizzazione organizzate sul territorio per prevenire e contrastare specifici fenomeni di illegalità quali le truffe agli anziani, il cyber bullismo e la violenza di genere. A fine ottobre, si è concluso un ciclo di nove incontri presso i centri polivalenti della Provincia, che hanno avuto lo scopo di informare i cittadini più anziani circa le diverse tipologie di truffe e fornire loro consigli utili per riconoscerle e tutelarsi. Alla luce di questi incontri, da inizio gennaio abbiamo arrestato dieci truffatori di anziani, tutti cittadini di origine campana “trasfertisti”. Risulta di estrema importanza la nostra presenza anche nelle scuole, per sensibilizzare i giovani alla cultura della legalità, per esortarli a denunciare eventuali forme di violenza e, più in generale, per avvicinarli alle forze di polizia».

Di tanto in tanto da parte dei cittadini extracomunitari, non di rado protagonisti di disordini, spunta fuori l’accusa di città razzista mossa a Viterbo. È vero, o è un vittimismo che vorrebbe giustificare comportamenti invece assai poco giustificabili?

«È falsissimo. Mi sento di escludere che Viterbo sia una città razzista dal momento che non si sono verificati episodi specifici di razzismo. Non sono stati denunciati atti di intolleranza, di discriminazione razziale o di ritrosia verso cittadini stranieri, né altre segnalazioni sul tema. Sicuramente, a livello nazionale abbiamo assistito ad un incremento del fenomeno migratorio e questo ha avuto ripercussione anche sulla città di Viterbo, dove si è registrato un aumento della presenza di cittadini stranieri. Tuttavia, la maggior parte di essi risulta essere titolare di un regolare permesso di soggiorno e svolge attività lavorativa sul territorio ed è pienamente integrata nella comunità. Per contro, a fronte di casi di irregolarità, il nostro Ufficio Immigrazione è intervenuto tempestivamente per allontanare lo straniero dal territorio. Nell’ultimo mese, i ripetuti servizi straordinari di controllo del territorio hanno consentito di dare luogo a 18 provvedimenti di espulsione, di cui 3 con accompagnamento alle frontiere da parte del personale del medesimo Ufficio. Per il resto, mi sento di sottolineare che gli episodi di criminalità diffusa hanno visto quali autori tanto cittadini italiani quanto stranieri, senza che vi sia una preponderanza nel commettere reati da parte dei secondi».

Questa la sintesi dettagliata della situazione sicurezza a Viterbo da parte del questore Vinci. Una visione volta a rassicurare gli umori della città, spesso molto inquieti.

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