TARQUINIA - A Palmi, in provincia di Reggio Calabria, una villa della ‘ndrangheta è diventata un commissariato di polizia. A Roma, in via Rocca Bernarda lo Stato ha confiscato la villa dei Casamonica. Anche a Montemurlo, in provincia di Prato, ora ci sono le forze dell’ordine al posto della camorra. E arriverà gente perbene pure a Castelvetrano, in provincia di Trapani: via Cosa Nostra. E via pure la mafia da Sacrofano a Roma. A Cosa Nostra è stato confiscato un intero palazzo anche a Palermo. E a Tarquinia è stata confiscata una villa alla mafia. E per esattezza alla Banda della Magiana. Parola del vicepremier Matteo Salvini che nei giorni scorsi è intervenuto sul tema durante la trasmissione Porta a Porta condotta da Bruno Vespa, elencando Tarquinia tra i sette provvedimenti più importanti.
“A Tarquinia – ha detto Salvini – la Banda della Magliana ha finito di godersi questa villa. Ora se la godranno i cittadini o le associazioni di volontariato”.
In tutto a Tarquinia, secondo quanto emerso nell’ultima conferenza dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, gli immobili sottratti alla criminalità organizzata sarebbero dodici per un valore di un milione 314mila euro, e per ognuno di loro il Comune di Tarquinia ha presentato una manifestazione di interesse per poterli utilizzare per scopi sociali e istituzionali. In realtà si tratta di immobili, terreni e annessi che fanno capo a due proprietà principali: quella situata in località San Giorgio e quella di Marina Velca.
Nel Lazio i beni confiscati sono invece 490, per un valore di 82 milioni di euro tra abitazioni, terreni, ville, box e locali commerciali.
Parlando della gestione statale degli immobili confiscati, Salvini ha sottolineato: “Con il decreto sicurezza il personale verrà raddoppiato, verranno aperte quattro nuove sedi e ci saranno più poteri. Mafia, camorra e ‘ndrangheta mi fanno schifo, e spero di portargli via anche l’ultimo paio di mutande”.
La lotta alla mafia, alla camorra e alla ‘Ndrangheta è un obiettivo primario per il leader del Carroccio: “Ci sono segnali di speranza - ha detto - grazie al lavoro delle forze dell’ordine. Da nord a sud i beni confiscati alle mafie sono tanti. Ed è una soddisfazione, perché vuol dire che lo stato è più forte. Lo stato sta gestendo anche alcune aziende che fino a poco tempo fa erano della mafia, e le sta gestendo meglio. Ci vorrà un po’, ma vinceremo”.
Al vaglio, ancora, la destinazione d’uso della villa di San Giorgio, oggetto di confisca già nel 2015. (http://www.civonline.it/articolo/confiscati-definitiva-i-beni-di-lorenzo-pintore). Tra le ipotesi di destinazione d’uso, l’affidamento dell’immobile alle forze dell’ordine. Allo stato attuale potrebbe essere destinata alla Guardia forestale ma potrebbe essere utile anche per corpi come i Vigili del fuoco o la protezione civile.
La villa di Marina Velca mostrata in tv da Salvini fa invece capo ad un esponente della banda della Magliana, arrestato anche un anno fa nell’ambito di una maxi inchiesta sul riciclaggio di soldi sporchi della comunità cinese di Milano. I soldi accumulati in modo illecito provenivano dal narcotraffico nella capitale. Il riciclaggio era effettuato tra Roma e Londra da due sodalizi criminali italiani, coinvolti nell'inchiesta della Procura di Roma, che portó a 20 arresti in varie città italiane. Il riciclaggio dei capitali cinesi faceva capo a Stefano Taccini, romano di 54 anni, legato all'ex banda della Magliana, mentre l'altro gruppo che riciclava i proventi della droga faceva capo ad Alessio Del Vecchio.
Il primo sodalizio avrebbe riciclato 15 milioni di euro illegalmente accumulati nella provincia di Milano da alcuni appartenenti alla comunità cinese. “Dopo aver ricevuto i contanti, - si disse - effettuava bonifici giustificati da fatture per operazioni in realtà inesistenti, emesse da società riconducibili all'organizzazione. Queste società trasferivano il denaro sui conti di una società con sede a Londra, controllata da prestanomi dei cittadini cinesi, che rientravano così all'estero in possesso del denaro "ripulito"”.
Un secondo sodalizio, facente capo anche in questo caso a un imprenditore della provincia di Roma, risultó aver riciclato 3 milioni di euro provenienti dal traffico di sostanze stupefacenti sul territorio della Capitale. Uno degli arrestati, un imprenditore romano operante nel settore del commercio d'auto, già in passato era stato arrestato per operazioni di riciclaggio effettuate a favore di Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana.