CIVITAVECCHIA – Il bracconaggio e la pesca abusiva rischiano di far scomparire definitivamente il riccio di mare dal nostro territorio. Dati allarmanti quelli che sono emersi nel corso del convegno che si è tenuto ieri al Forte Michelangelo, organizzato dalla comunità Slow food del Riccio di mare Santa Marinella e Civitavecchia, dal titolo “Riccio di mare – tra prelibatezza ed estinzione”.

«Il corpo delle Capitanerie di porto – ha spiegato il Capitano di fregata Salvatore Marchese, capo servizio operativo – si è da tempo prefissato tra i principali obiettivi quello della tutela della risorsa e del contrasto alla pesca illegale, in questo contesto sicuramente va inquadrato lo sforzo che il corpo riversa sulla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema marino per garantire lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche. Controlli svolti dal 2019 ad oggi, numerosi, non soltanto della Guardia costiera ma anche delle altre forze dell'ordine che operano in questo settore sotto il coordinamento del capo del compartimento marittimo. Controlli che hanno coinvolto numerosi soggetti e anche una attività di un commercio illegale destinato al consumo, in particolar modo verso altre regioni».

Dal 2019 ad oggi sono stati posti sotto sequestro e rigettati a mare in quanto vivi e vitali ancora circa 200mila esemplari di echinodermi e sono state irrogate sanzioni a pescatori abusivi per un ammontare di circa 300mila euro. Una attività costante (gruppi organizzati, importanti anche segnalazioni).

A fornire una panoramica della situazione è Patrizio Vinci, uno degli 11 pescatori licenziatari del territorio: «Sono stato uno dei primi in regola, da dieci anni a questa parte abbiamo collaborato anche con la Asl per la classificazione delle acque e l'esame del riccio. Abbiamo notato un forte impoverimento della specie dovuto all'inquinamento ma soprattutto al fenomeno del bracconaggio, abbiamo collaborato con la Capitaneria di porto e la Guardia di finanza dicendo quali fossero i punti critici e nel corso degli anni abbiamo visto i risultati. Fino ad oggi sono stati sequestrati 4 milioni di esemplari che portati sui mercati del meridione avrebbero fruttato 4milioni di euro. Sono stati fatti degli accertamenti sulle persone fermate e abbiamo scoperto che c’è la criminalità organizzata dietro tutto ciò. Il problema grosso è che, ad oggi, ci troviamo con un territorio depredato da un prodotto tipico locale e purtroppo non sappiamo se il prossimo anno potremo praticare questo tipo di pesca».

Secondo Vinci, inoltre, andrebbe rivisto il sistema di assegnazione delle licenze per la pesca del riccio visto che, sul territorio, ne sono state assegnate anche a residenti in Puglia. Si rischia infatti un blocco della pesca del riccio come sottolineato anche da Angelo Fanton, portavoce della comunità Slow food del Riccio di mare Santa Marinella e Civitavecchia che annuncia uno slittamento delle iniziative della settimana dedicata al Riccio di mare al 2 maggio. Tra le iniziative anche un contest dedicato ai ristoratori con l’obiettivo di proporre piatti alternativi a quelli con il riccio di mare perché, come ha detto Fanton, «dobbiamo essere dalla parte del mare e comprendere l’emergenza».

Per il dottor Sergiu Scanu il «riccio di mare è importante perché è un erbivoro che contribuisce all'equilibrio anche dinamico anche delle altre comunità. Nel caso di Civitavecchia è importante anche il contesto antropico dal momento che sono in atto da decenni attività industriali e antropiche che possono influenzare sia l'ecosistema che il riccio di mare stesso che può essere utilizzabile anche come biondicatore per lo stato di salute dell'ecosistema stesso».

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