FREGENE – Un dettaglio emerso dalle indagini rischia di aggravare ulteriormente la posizione della principale indiziata per l’omicidio di Stefania Camboni. Durante i rilievi sulla scena del delitto, i carabinieri del N.O.R. di Ostia e gli esperti della scientifica hanno eseguito due distinti accertamenti tecnici con l’uso del luminol, la sostanza in grado di evidenziare tracce di sangue anche se ripulite. Il risultato è stato sorprendente: voluminose tracce ematiche, invisibili a occhio nudo, sono state rilevate su oggetti e superfici inaspettate, tra cui interruttori, indumenti come un pigiama, e perfino pantofole. Ma soprattutto, sono state riscontrate presenze ematiche all’interno della camera da letto di Giada, la giovane compagna del figlio della vittima, ora indagata per omicidio. Una circostanza che ha suscitato forti perplessità tra gli inquirenti: per quale motivo l’assassino sarebbe dovuto entrare proprio in quella stanza, che si trova su un piano diverso rispetto alla camera dove è stato consumato il delitto? L’ipotesi che prende corpo è quella di un tentativo maldestro di pulizia post delitto, in un contesto dove l’emorragia provocata dalle coltellate avrebbe inevitabilmente contaminato anche l’aggressore. Il lavoro della scientifica, in questa fase, sarà determinante per ricostruire ogni passaggio all’interno della casa e chiarire se ci sia stata una reale contaminazione dell’ambiente o una presenza non giustificata in alcuni spazi.

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