CIVITAVECCHIA – «Se a dicembre non ci faranno uscire in mare, sarà la guerra». Con queste parole, il presidente della cooperativa Marinai e Caratisti di Civitavecchia, Salvatore Cicatello, sintetizza la rabbia e la disperazione di una categoria ormai allo stremo. Dopo un mese di fermo biologico, i pescatori del Tirreno si sono visti imporre dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare un’ulteriore proroga dello stop alle attività fino al 30 novembre 2025, a causa del raggiungimento del limite massimo delle giornate di lavoro previsto dal Regolamento Ue 2025/219.
Una decisione arrivata all’ultimo momento, che colpisce duramente anche la marineria civitavecchiese. «Dovremo restare fermi anche per tutto novembre, dopo aver già tenuto i motori spenti per l’intero mese di ottobre – denuncia Cicatello – già quest’estate ci avevano ridotto le giornate di lavoro da cinque a quattro a settimana, e ora arriva l’ennesima mazzata. È un colpo durissimo per i pescatori e per le loro famiglie: devono ancora pagarci i fermi biologici del 2023 e del 2024, e intanto ci chiedono di restare altri trenta giorni senza poter uscire in mare. Come pensano che possano sopravvivere le famiglie senza stipendio? Sessanta giorni consecutivi di fermo sono una decisione semplicemente distruttiva».

La rabbia dei lavoratori del mare è condivisa dai sindacati di categoria Fai, Flai e Uila Pesca, che parlano apertamente di una «situazione drammatica» per i circa 2.000 addetti coinvolti nel provvedimento. «Dopo un mese di fermo trascorso nell’incertezza – scrivono in una nota congiunta – i pescatori saranno costretti a un altro mese di inattività forzata, a ridosso del Natale, contando su un aiuto statale di appena 30 euro giornalieri lordi, non comprensivi di contributi previdenziali. Una cifra che definire elemosina è quasi un eufemismo». I sindacati denunciano inoltre i ritardi del Ministero del Lavoro nell’attuazione della CISOA (la cassa integrazione per la pesca marittima), prevista dalla legge di Bilancio 2022 ma mai realmente operativa, e chiedono un tavolo urgente per affrontare «un problema sociale e occupazionale imminente».

Anche il Comune di Civitavecchia esprime “ferma contrarietà” a un provvedimento definito “ingiusto e disorientante”. Il sindaco Marco Piendibene chiede un «tavolo ministeriale urgente e ristori adeguati» per evitare che famiglie e imprese restino senza reddito, ricordando che «la nostra marineria lavora rispettando le norme e la sostenibilità, e non può pagare il prezzo di decisioni assunte senza ascoltare i territori». L’assessore al Lavoro Piero Alessi aggiunge che «la tutela del mare non può tradursi nell’abbandono dei pescatori», mentre il delegato alla Pesca Emanuele Dell’Anno sottolinea: «Questa comunità ha sempre dimostrato responsabilità e rispetto delle regole. Pretendiamo la stessa correttezza da parte dello Stato».