LADISPOLI - Ha confessato Antonio Ciontoli. Anzi, ha raccontato finalmente quello che realmente è accaduto all’interno della sua abitazione quella tragica notte del 17 maggio scorso, quando il giovane Marco Vannini, il fidanzato di sua figlia Martina, è stato raggiunto da un colpo di pistola calibro 9 a canna corta mentre era in bagno. Per la Procura, quindi, il caso potrebbe essere praticamente chiuso. Manca ormai solo l’ufficialità, ma la situazione ormai è chiara. Non ci sono più dubbi. A sparare è stato Antonio Ciontoli, come da subito ipotizzato. Un incidente, alla base del gesto. Nessuna lite, nessun movente, nessuna premeditazione. Questo è emerso nel corso dell’ultimo interrogatorio, la scorsa settimana in Procura, con il magistrato Alessandra D’Amore che ha voluto sentire ancora una volta tutti coloro che erano presenti nella villetta di Ladispoli quella sera: Antonio Ciontoli, sua moglie Maria, i figli Martina e Federico, e la fidanzata di quest’ultimo, Viola. Cinque persone, tutte indagate. Perché comunque una cosa è certa: se soccorso per tempo, Marco si sarebbe potuto salvare. E Ciontoli, stavolta, ha fornito la ricostruzione definitiva della vicenda. E la conferma di quanto dichiarato arriva anche dalle risultanze della perizia sulla pistola che avrebbe anche evidenziato l’assenza di tracce di Dna, il che - se fosse confermato dalle carte della perizia - porterebbe alla conclusione che la pistola sia stata pulita volutamente. Ma soprattutto la perizia ha accertato il malfunzionamento dell’arma. La pistola di Antonio Ciontoli ha infatti un difetto nel meccanismo di azione, tale per cui non sarebbe possibile sparare con il metodo automatico della doppia azione. Tirando il grilletto, in genere, il cane si arma e poi spara. Ma avendo questo difetto, per attivare il colpo nella pistola di Ciontoli era necessario alzare il cane manualmente e premere il grilletto esercitando una forte pressione. Quindi, teoricamente, da quella pistola non sarebbe potuto partire alcun colpo da solo. Altra ipotesi potrebbere essere che il cane sia stato alzato per attivare lo sparo. Pertanto - come ieri pomeriggio ribadito da Marina, la mamma di Marco, durante la trasmissione tv ‘’La vita in diretta’’ - questi particolari lascerebbero supporre che la pistola sia stata armata davanti a Marco.
E così è stato, stando alle dichiarazioni ultime fornite dall’uomo: Marco sta facendo la doccia. Ciontoli sale, ricordandosi di aver lasciato in bagno le pistole che avrebbe dovuto pulire. Marco chiede di mostrargliele. Gioca con l’arma, gliela fa vedere. E poi Ciontoli spara, «pensando non fosse carica». E accade la tragedia. Il proiettile colpisce Marco al braccio e percorre una traiettoria quanto mai improbabile. Si susseguono attimi concitati. Il resto purtroppo è la cronaca. Grande lo sconcerto dei famigliari di Marco di fronte a queste ultime notizie.
Omicidio Vannini: Ciontoli confessa
Svolta nel giallo di Ladispoli. Il sottufficiale fornisce una nuova versione al pm. E la perizia sulla pistola accerta che l’arma era difettosa: nessun colpo sarebbe potuto partire accidentalmente
16 ottobre, 2015 • 06:22