TARQUINIA - Una dichiarazione spontanea in apertura dell’udienza davanti alla Corte di Assise di Roma. Una dichiarazione che racconta di un uomo che avrebbe preso coscienza del grave delitto del quale si è macchiato. Al centro del processo, l’omicidio del biologo marino e professore associato all’Università della Tuscia Dario Angeletti di Tarquinia, ucciso con due colpi di pistola nel parcheggio delle Saline a Tarquinia il 7 dicembre del 2021 proprio per mano di Claudio Cesaris, reo confesso.

«È passato più di un anno e non mi riconosco in quello che ho fatto - ha detto questa mattina Claudio Cesaris - Ho avuto una vita integerrima. Tutto questo mi dà un immane dolore, ho privato una famiglia di un loro caro e non c’è una giustificazione. Voglio chiedere perdono per quello che ho fatto».

L’ imputato, 69enne ex tecnico di laboratorio all’Università di Pavia, in Corte d’Assise oggi ha subito voluto chiedere scusa alla famiglia, sottolineando proprio di non riconoscersi in quel terribile gesto del quale è chiamato a rispondere. L’accusa nei suoi confronti, come si ricorderà, è di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione per aver agito «nei confronti di una persona che frequentava la ex compagna, dopo aver assunto informazioni sul conto della vittima, effettuato pedinamenti e sopralluoghi, essersi informato sulla possibilità di localizzare un telefono spento e sulla percentuale dei casi irrisolti di omicidio, essersi procurato un’arma diversa da quelle denunciate e con essa aver atteso che la vittima uscisse dal lavoro» e di atti persecutori nei confronti della ex.

Il pm Alessandro Gentile della Procura di Civitavecchia ha chiesto 23 anni di carcere per l’imputato.

«Non giustifichiamo il fatto - ha detto oggi nel corso dell’arringa l’avvocato Alessandro De Federicis, difensore insieme al collega Michele Passione di Cesaris - difendiamo la persona, l’uomo e capiamo la rabbia delle parti civili per aver perso una persona cara, un nastro che purtroppo non si può riavvolgere. Cesaris era una persona che non aveva mai avuto problemi con la giustizia, può essere considerato carnefice ma anche vittima».

Ora è attesa per il prossimo 10 maggio la sentenza dei giudici della Corte di Assise di Roma, secondo la tabella già predisposta la scorsa udienza. Un omicidio, quello del noto professor Angeletti, che scosse l’intera comunità di Tarquinia, immemore di delitti tanto efferati, ma anche la popolazione di Civitavecchia e Viterbo, sedi dell’Ateneo della Tuscia. Proprio a Civitavecchia si svolse il rito laico per l’ultimo saluto a Dario Angeletti.

 PRESUNZIONE DI INNOCENZA Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.

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