Indici Bes, l’occupazione giovanile nella Tuscia a due facce. L’ultimo aggiornamento dell’Istat sugli indicatori del benessere e sostenibilità, partiti dal 2018 per valutare dati “sullo stato di salute di un Paese che vadano oltre il Pil” mediante “la multidimensionalità del benessere e, attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori, descrive l’insieme degli aspetti che concorrono alla qualità della vita dei cittadini”.

Gli ultimi dati per la provincia, inerenti l’occupazione giovanile tra i 15 e i 29 anni, denotano un’ottima performance per un tasso di occupazione pari al 37,4%, che è il secondo migliore del Lazio dopo quello di Rieti (pari al 38,1%). Il tasso medio regionale è del 31,7%, quindi il livello per la provincia viterbese è superiore del 5,7%.

Segue la Città metropolitana di Roma con il 31,9%, Latina con il 31,1% e, nettamente ultima, la provincia di Frosinone con il 25,1%. La Tuscia è andata migliorando progressivamente questo dato: nel 2023 era il dato era del 33,5%, mentre precedentemente è oscillato tra il 25% e poco sotto il 30%. Sono dati confortanti che premiano il lavoro del mondo imprenditoriale viterbese di concerto con le associazioni di categoria e le istituzioni che hanno promosso molte iniziative per il lavoro giovanile.

I dati sono conteggiati dall’Istat dal rapporto tra occupati tra i 15 e i 29 anni in rapporto al totale dei lavoratori censiti. L’altra faccia della medaglia è, però, l’indice “Neet”, ossia i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano (“Not engaged in education, emplyment or training”). In questo caso la Tuscia è al livello del 22,5%, per cui più di un ragazzo su 5 non fa alcuna attività socialmente ed economicamente rilevante, secondo l’Istat. In questa graduatoria la provincia di Viterbo è la seconda peggiore del Lazio dopo Latina.

Nel complesso, i settori su cui si sviluppano gli indicato Bes dell’Istat sono aree protette, benessere economico, innovazione ricerca e creatività, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, paesaggio e patrimonio culturale, politica e istituzioni, qualità dei servizi, relazioni sociali, salute e sicurezza.

La disparità tra netto aumento di occupati giovanili e inattività degli stessi andrà affrontata con politiche formative mirate e, soprattutto, con la lotta al disagio sociale che, spesso, deriva da situazioni familiari difficili che non permettono ai ragazzi di seguire regolarmente il proprio curriculum scolastico e formativo.

Gli indicatori sul benessere e la sostenibilità nascono proprio per esaminare questi fattori che sono ben più importanti di semplici numeri al rialzo o al ribasso come il prodotto interno lordo.