S. MARINELLA – Nonostante il sostanzioso impiego di persone e mezzi, ancora non è stato ritrovato il corpo di Riccardo Tamagnini, il dipendente di banca di Santa Marinella scomparso durante un battuta di pesca il 20 maggio scorso. La famiglia dell’esperto subacqueo ancora non riesce a darsi pace e nonostante abbia partecipato alle ricerche insieme alla Capitaneria di porto e ai Vigili del fuoco, spera vivamente che il sessantunenne santamarinellese possa essere ritrovato. Una famiglia molto unita quella dei Tamagnini, che conserva dei ricordi sulle attività marinare del loro Riccardo. La moglie Marina ha voluto pubblicare una pagina del suo "libro di bordo" dove il sub annotava le sue escursioni subacquee insieme al suo amico Maurizio. Quel giorno del settembre del 1985 a Ventotene ha rischiato la vita. Quel giorno è stato fortunato, ma 30 anni dopo, nonostante fosse cosciente dei pericoli del mare, lo ha voluto sfidare di nuovo ma questa volta la fortuna non è stata dalla sua parte. «Punta dell’Arco, io e Maurizio, amico e compagno di pescasub – scrive Riccardo - la giornata è di quelle uniche, mare calmissimo, acqua limpidissima e calda, assenza assoluta di termoclino, ma soprattutto oggi mi sembra di avere le branchie (ho imparato ad aver paura di questa sensazione) ed i pesci ci sono. Ad ogni tuffo si vedono cernie in candela, alcune riusciamo anche a spararle, anche Maurizio è in perfetta forma e alternandoci peschiamo su un costone a circa 150 metri dalla punta. Quando è il turno di Maurizio lo seguo nella discesa fino a scomparire nel blu, la sua apnea è interminabile, i secondi sembrano eterni, poi la fucilata secca del supersten da lui caricatissimo ed eccolo ricomparire calmissimo tirandosi dietro il fucile con attaccato un bel dentice. Gran sospiro di sollievo da parte mia. Continuiamo così per diverse discese, alternandoci e scambiandoci varie informazioni sui pinnuti, poi mi accorgo che poco più avanti a ponente del costone, dopo un canalone piuttosto largo composto da grosse pietre simili a funghi, sparsi tra della ghiaia con rada posidonia, si intravede una risalita rocciosa. Ne parlo a Maurizio, lui mi risponde che intende controllare un grosso spacco, dove ha intravisto mentre risaliva, infilarsi una grossa cernia. D’accordo con lui decido di andare avanti, mi avrebbe raggiunto da lì a poco. Ci separiamo momentaneamente, mi allargo di circa 50/60 metri e con calma inizio la ventilazione. Questi sono i momenti che più di ogni altri mi rendono felice, non sapere quale fondale meraviglioso mi aspetta, quali emozioni proverò, consapevole di un tuffo impegnativo. Cerco l’assoluta rilassatezza e contemporaneamente la lucidità di quello che farò, inizio la discesa e mi accorgo dopo una decina di metri che la risalita rocciosa altro non è che un grosso panettone che dal fondo di circa 28/30 metri risale di qualche metro creando un vasto pianoro di roccia mista a grotto per circa 50 metri seguito dalla successiva caduta. Planando scelgo due piccole creste vicine e parallele, sufficientemente distanziate da permettermi di infilarmi tra di loro quasi a formarne un tutt’uno. Pochi secondi e sull’orlo del pianoro a non più di 10/15 metri da me si materializza di tutto, decine di dentici enormi, 5/6 dotti credo sopra i 10 kg, saragoni a palla e alcune corvine che più grosse non esistono. Mi sento bene, sono rilassato e la situazione è unica, resto in attesa sicuro che avrò l’occasione buona, sperando che un dentice o un dotto vengano a curiosare. Stranamente ciò non accade; quell’abbondanza di pesci sembra non far caso a me, come se non esistessi continua nei loro caroselli. Passano ancora dei secondi e decido di tornare su. In superficie cerco Maurizio per informarlo, ma non lo vedo, decido allora di riprovarci ancora prima di richiamare la sua attenzione. Nascosto tra le due creste rocciose con la stessa scena di prima negli occhi e nel cuore decido di attendere qualche secondo per controllare il comportamento dei dentici, ma inutilmente, come se non ci fossi, ad un tratto tutti i pesci sembrano sprofondare aldilà dell’orlo occultandosi alla mia vista, mi guardo in torno nulla. Oggi sono veramente in forma pienamente a mio agio ...» (Gi.Ba.)