LADISPOLI – Sembrano docili, e in effetti non sono nocive per l’uomo, a patto che non gli si infili un dito in bocca, ma sono distruttive per l’ecosistema faunistico e floreale della palude di Torre Flavia. Tanto che, a distanza di tempo, il gestore della riserva protetta per Città Metropolitana di Roma Capitale, è tornano a lanciare un allarme. «Parliamo di specie commerciarli – racconta Corrado Battisti – e assieme alle tartarughe dalle guance rosse e gialle, provengono dall’America e vengono prese piccoline. Poi crescono ed ecco perché riteniamo che i rispettivi proprietari le abbiano liberate nelle paludi. In un ambienta naturale come questo, entrano in competizione con le nostrane testuggini palustre europee che sono in diminuzione perché meno aggressive. Questo è un gran problema per l’ecosistema». Della loro presenza nelle acque dolci e paludose ladispolane se n’era già parlato lo scorso anno dopo le rivelazioni di una rivista scientifica a livello europeo per poi essere osservate speciali da ricercatori e studenti dell’università. Ora però le “Chelydra serpentina” sono migliaia. Danni allo stagno ne stanno provocando anche gli ormai celebri granchi blu, arrivati anche loro dagli Stati Uniti. Sono invertebrati e ogni femmina può rilasciare migliaia di uova, quindi è abbastanza facile che si diffondano un po’ ovunque. Si sono introdotti nelle foci dello Zambra a Cerveteri, nel Vaccina e Sanguinara a Ladispoli e a Civitavecchia nell’area del Marangone. Sono voraci predatori più del gambero killer, presente a Ladispoli da fine anni ’90 e ormai praticamente soppiantato dai nuovi ospiti. Per colpa dei granchi non si trovano più così tante vongole. Un fenomeno che ha fatto aumentare i prezzi di vendita nelle pescherie.

©RIPRODUZIONE RISERVATA